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Allarme pensioni per i giovani: rischiano di lavorare fino a 75 anni e prendere un assegno del 25% più basso rispetto ai pensionati di oggi. Ma quelli che oggi vivono di contratti precari potrebbero addirittura "non avere alcun reddito". A lanciare il missile, stavolta sul destino della "generazione 1980", è stato il presidente dell’Inps Tito Boeri.

"Con le regole del contributivo le persone che non raggiungono un certo ammontare di prestazione prima dell’età pensionabile rischiano di non avere alcun reddito", ha spiegato l’economista. Che aggiunge: "Si apre perciò il tema di una assistenza di base che protegga queste persone contro il rischio povertà". Boeri torna dunque a evocare la necessità di un reddito minimo garantito per gli over 55.

"Se l’economia italiana non cresce almeno dell’1% all’anno e non c’è non un processo di maggiore stabilizzazione del lavoro iniziando con prospettive di carriera più lunghe, senza tutte le interruzioni che contraddistinguono spesso con i contratti temporanei o precari, ci potrebbero essere problemi molto seri in futuro", precisa Tito Boeri.

Secondo le simulazioni dell’Inps, chi è nato nel 1980 riscuoterà mediamente una pensione nel 2050 pari a 1.593 euro, contro l’importo medio di 1.703 euro percepito mediamente oggi da chi è nato nel 1945. Occorre tuttavia tenere conto del fatto che chi è in pensione attualmente sta ricevendo la pensione per un periodo molto più lungo rispetto a chi la riceverà in futuro. Perciò l’istituto ha calcolato un "importo medio comparabile", pari a 2.106 euro.

Tra i trentenni di oggi, nel 2050 "nell’ipotesi di un tasso di crescita del Pil dell’1%, molti dovranno lavorare anche fino a 75 anni, per andare in pensione, e avranno prestazioni mediamente del 25% più basse. Avremo problemi seri di adeguatezza, che non potrebbero che aumentare nel caso di una crescita economica minore. Questo aprirà anche un problema molto serio di povertà per chi perderà il lavoro prima dei 70 anni".