Se il panettone è il re del Nord, il Buccellato è l’imperatore indiscusso delle tavole siciliane. Ma dietro la sua corona di frutta candita si cela una storia che risale agli antichi romani e un simbolismo che profuma di sacro e profano.
Non esiste casa, da Palermo a Messina, da Trapani a Siracusa, dove il profumo di fichi secchi, scorza d’arancia e spezie non annunci l’arrivo del Buccellato (o cucciddatu). Eppure, questo dolce non è una semplice ricetta: è un reperto storico commestibile che racconta chi siamo.
L’origine del nome: il “boccone” dell’Imperatore
Il nome deriva dal latino buccellatum, che indicava un pane circolare inciso a corona che i soldati romani potevano facilmente spezzare in buccellae (bocconi). In origine era un cibo povero e duraturo, ma con il passare dei secoli e l’influenza araba, la Sicilia lo ha trasformato in un trionfo di opulenza barocca.
Un gioiello barocco fatto di cibo
Osservate bene un buccellato artigianale: la pasta frolla viene intagliata magistralmente con la “punta di coltello” o con apposite pinzette, lasciando intravedere il ripieno scuro di fichi.
- I fichi e la zuccata: Rappresentano la terra e la fertilità.
- La frutta candita e i pistacchi: Fungono da “gemme” incastonate. Durante il periodo Barocco, il dolce doveva apparire ricco e prezioso quanto gli altari delle chiese, un omaggio commestibile alla bellezza e alla prosperità.

La sfida tra le province: fichi o mandorle?
Come ogni tradizione siciliana che si rispetti, il Buccellato scatena dibattiti accesi. Se nell’area palermitana il protagonista assoluto è il fico secco (spesso arricchito con gocce di cioccolato), spostandosi verso l’interno e l’est dell’isola si trovano varianti dove dominano le mandorle o addirittura la frutta secca tostata, trasformando il sapore ma mantenendo intatta la forma a corona.
Perché si mangia a Natale?
La sua forma circolare non è casuale: rappresenta la ruota del tempo che si chiude e l’eternità. Regalare un buccellato era (ed è tuttora) un augurio di abbondanza. Anticamente, le versioni più grandi venivano portate in dono ai notabili del paese come segno di rispetto e devozione.
Il consiglio di Siciliafan: Se volete gustarlo al meglio, non mangiatelo appena sfornato. Il Buccellato è come un buon vino: ha bisogno di riposare qualche giorno affinché gli aromi dei fichi e della cannella si fondano perfettamente con la frolla.
