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Via libera della Camera, tra svariate proteste in aula, alla proposta di legge sulla tutela, il governo e la gestione pubblica dell'acqua. I voti favorevoli sono stati 243, i contrari 129 e due gli astenuti. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato. Il provvedimento introduce norme su gestione, pianificazione e finanziamento del servizio idrico integrato e istituisce un fondo nazionale di solidarietà internazionale, garantendo anche il diritto a un quantitativo minimo vitale di acqua procapite di massimo 50 litri giornalieri, anche in caso di morosità.

Il testo della proposta di legge, modificato in commissione Ambiente e dell'assemblea, stabilisce che il servizio idrico integrato viene considerato un servizio pubblico locale di interesse economico generale assicurato alla collettività, che può essere affidato anche in via diretta a società interamente pubbliche, in possesso dei requisiti prescritti dall'ordinamento europeo per la gestione in house, comunque partecipate da tutti gli enti locali ricadenti nell'Ato (ambito territoriale ottimale). Modalità di affidamento per la quale, a seguito di un emendamento approvato dall'aula, è caduta la formula "in via prioritaria".

La caduta di questa formula ha sollevato le proteste del M5S e di Sinistra italiana, che dai banchi hanno esposto bandiere e striscioni con la scritta: "Acqua pubblica". "L'acqua secondo il PD è chiaramente a gestione privata! Oggi il PD ha calato la maschera. Dopo aver stravolto la legge popolare in commissione ambiente a suo uso e consumo, il governo non accetta neanche la stessa modifica del PD alla legge popolare e decide di eliminare la parola 'prioritariamente' per l'affidamento della gestione in house dell'acqua. È Il solito teatrino del PD, che sosteneva in questo modo di rispettare la volontà popolare. Ma così hanno definitivamente calato la maschera", hanno detto i deputati della commissione Ambiente del M5S alla Camera. I deputati sono stati richiamati all'ordine dal presidente di turno, Roberto Giachetti. Le stesse bandierine sono state sventolate in tribuna dai comitati a difesa dell'acqua pubblica.

Il servizio idrico integrato non potrà essere sostenuto attraverso la fiscalità generale. Il provvedimento indica quali fonti di finanziamento la tariffazione secondo le regole del codice dell'ambiente che prevedono l'intervento dell'Autority dell'energia e del sistema idrico, le risorse nazionali, come il fondo sugli risorse idriche istituito dal dl Sblocca Italia, e quelle europee destinate agli enti di governo per assicurare i livelli essenziali del servizio su tutto il territorio nazionale. Dovranno comunque essere installati contatori per il consumo in ogni singola abitazione, attività produttiva o commerciale, favorendo della tele-lettura attraverso la rete elettrica.

Di "tradimento" della volontà popolare, intanto, parla il deputato di Possibile Pippo Civati: "La proposta di legge così com'è tradisce l'esito del referendum del 2011, il più partecipato degli ultimi 15 anni. L'unico ad avere raggiunto il quorum. Il servizio idrico non è più qualificato come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, sottratto alla libera concorrenza e realizzato senza fini di lucro, ma come servizio pubblico locale di interesse economico. In particolare, poi, è soppresso l'articolo relativo alla ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato – particolarmente importante per rispondere al referendum del 2011 – che prevedeva l'assoggettamento al regime del demanio pubblico di acquedotti, fognature, impianti di depurazione e le altre infrastrutture. Inoltre si sancisce l'impossibilità di separare la gestione e l'erogazione del servizio e il loro necessario affidamento a enti di diritto pubblico (specificando la loro mancata soggezione al patto di stabilità interno relativo agli enti locali). Ma modifiche importanti hanno riguardato anche il rilascio e il rinnovo delle concessioni, la cui disciplina viene rimessa a un decreto legislativo da adottare entro il 31 dicembre 2016 e sul quale sarà importante vigilare. In definitiva, quindi, il testo sembra davvero non dare risposta ai milioni di italiani che hanno votato "Sì" nel 2011. Eppure la maggioranza, con la sua tradizionale capacità di ascolto, sta bocciando qualunque tentativo di miglioramento del testo".