Il cancro al seno, oggi, è una patologia che si può curare. Le percentuali di successo, in caso di diagnosi preventiva, sono molto alte. Ciononostante permangono dei luoghi comuni su cui sarebber il caso di spendere qualche parola. Il merito è del "Washington Post", che tempo fa aveva messo insieme alcuni dati interessanti.
È legato soprattutto alla propria storia familiare?
Alcune mutazioni genetiche fanno aumentare notevolmente il rischio di avere il cancro al seno: le donne con anormalità nei geni BRCA1 o BRCA2, per esempio, hanno tra il 40 e l’85% di probabilità di sviluppare la malattia, rispetto al resto della popolazione che ha una probabilità del 12%. Buona parte delle persone che si ammalano non hanno una storia familiare legata alla malattia. Solo il 5-10% dei tumori al seno sono considerati ereditari, e solo il 13% delle pazienti hanno una madre o una sorella che lo ha avuto.
Le pillole contraccettive aumentano il rischio?
Non tutte le pillole anticoncezionali fanno aumentare il rischio, ma solo quelle con alti livelli di estrogeni. Alcuni ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle hanno scoperto che per le donne che avevano assunto pillole con alti livelli di estrogeni il rischio di avere il cancro al senso era 2,7 volte più grande. Il dato passava a 1,6 per chi aveva assunto pillole con dosi più contenute di estrogeni. Ma i ricercatori non hanno invece rilevato un aumento significativo del rischio tra chi assume la pillola con basse dosi di estrogeni. Si tratta di una distinzione importante: molte donne che assumono la pillola usano farmaci con dosaggi bassi o moderati. Tra le partecipanti alla ricerca, meno dell’1% assumeva alte dosi di estrogeni, senza contare che la maggior parte delle pillole dei giorni nostri contiene circa un quinto della quantità di estrogeni rispetto alle loro prime versioni commercializzate negli anni '60. La maggior parte delle donne che assumono la pillola sono ventenni e trentenni, fascia di età dove è meno probabile che si sviluppi la malattia, e il rischio lievemente più alto si riduce entro 4 anni dal momento in cui si smette di assumere la pillola. Il semplice fatto di invecchiare comporta molti più rischi di sviluppare il tumore al seno rispetto a quelli dovuti alla pillola.
Un seno più grande significa maggiori rischi?
Una correlazione di questo tipo non è stata ancora provata. La ricerca prese in considerazione solo alcune variazioni genetiche che hanno effetto sia sulla dimensione del seno sia sul tumore, e gli stessi ricercatori hanno ammesso la necessità di ulteriori studi per scoprire l’esistenza concreta di un nesso. Studi realizzati in precedenza hanno portato a risultati contraddittori. Due studi hanno rilevato per esempio che un seno grande fa aumentare il rischio nelle donne magre e non in quelle più prosperose. Ma un’altra ricerca ha messo in evidenza l’opposto, sostenendo che le donne con il seno più piccolo potrebbero essere più a rischio a causa della diversa densità dei tessuti, ma se ne è parlato meno forse perché fa meno effetto come titolo sui media.
Tutte le donne dovrebbero fare l’autopalpazione una volta al mese?
Le ricerche dimostrano che l’autopalpazione non fa aumentare il tasso di sopravvivenza al tumore. Studiando gruppi di donne in Russia e in Cina per una decina di anni, si è scoperto che il numero di morti per tumore al seno era praticamente identico tra i gruppi di volontarie che eseguivano regolarmente i test e quelle che non lo facevano. L’autopalpazione può anche portare a un numero maggiore di mammografie, a falsi positivi e a biopsie con risultati negativi. E quando con l’autopalpazione si scopre un nodulo, significa che il cancro si stava già sviluppando da qualche anno. Test di questo tipo non sono necessariamente controproducenti, dicono gli esperti, ma è più importante che le donne siano consapevoli delle condizioni del loro seno come lo sono per il resto del loro corpo, invece di fare un controllo in un modo particolare ogni mese.
