

Il sociologo Petix scorre le varie fasi, dal banditismo sino al terrorismo politico-mafioso della fine del secolo scorso, evidenziando le trasformazioni del ruolo della mafia, da quello servente a quello integrato nella parte violenta della classe dirigente. Da un po’ di anni la mafia non si fa solo rappresentare politicamente passivamente da altri, comincia a designare i propri membri nell’economia legale e nelle assemblee elettive. Dal banditismo arruolato, dal separatismo sino all’autonomismo tradito e alla vicenda del Muos di Niscemi, Petix vede un solo filo storico che lega Sicilie storicamente diverse, ma sempre alla ricerca di nuova identità per recuperare quella mitica perduta.
Dalla Sicilia contadina di Vittorini a quella di Sciascia e Consolo. Dai feudi e dalle miniere di zolfo e di sali potassici oggi scomparsi o chiuse e diventate ricettacolo europeo di rifiuti tossici, Petix intravede una “duplice polarità, un continuo gioco di luci e tenebre, comico e tragico, canto e disincanto”. Nell’autore non c’è alcun cedimento al pessimismo, tanto è vero che citando Marx mette in rilievo che le continue dominazioni straniere nei secoli non hanno prodotto alcuna natura servile dei siciliani, come dimostrano la partecipazione al Risorgimento, ai Fasci siciliani, al movimento per la riforma agraria nel secondo dopoguerra. È alla Sicilia dei Basile e dei Florio, “sinonimo di qualità, di innovazione tecnologica, di correttezza degli affari, di apertura al mercato globale”, quella a cui pensa Petix. È la Sicilia “metafora del mondo e che rappresenta tutti i Sud”.
Pasquale Petix è riuscito a sintetizzare in un piccolo libro una grande storia. Leggerlo, proporlo alle nuove generazioni è l’occasione per una decisa sollecitazione a non abbassare la guardia. La Sicilia può cambiare, deve cambiare, sta cambiando come dimostrano la crescita e la diffusione di una nuova coscienza critica antimafiosa anche tra quei ceti borghesi più indifferenti o contigui. Si tratta di mantenere salda la convinzione che, solo cambiando cultura e sistema di produzione della ricchezza al quale non deve mai essere estraneo, come sancisce la Costituzione, il suo fine sociale, è possibile dare un futuro più democratico al Paese e all’Europa. Nell’era della globalizzazione asservita al dio Mercato, grazie a una concezione neoliberista che ha pervaso trasversalmente destra e sinistra , il processo educativo assume rilevanza assoluta. Se l’educazione è politica cioè guarda alla “Polis”, al bene comune, la politica diventa educazione. È l’unica strada per liberare il Paradiso-Sicilia dai diavoli.

Da: Il fatto nisseno