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La cannabis per curare l'epilessia. È quanto suggerisce uno studio del centro palermitano "Rimed". Se somministrata in maniera controllata, sarebbe in grado di "ridurre in maniera significativa il numero e la gravità delle crisi epilettiche, migliorando la performance cognitiva. E questo senza effetti collaterali". Così, partendo dall’osservazione clinica di un paziente, "è stata in seguito individuata in laboratorio la molecola 'cannabidivarina' e il suo possibile meccanismo d’azione".

Il caso clinico descritto nello studio riguarda un ragazzo affetto da una forma molto grave di epilessia (encefalopatia epilettica) con decine di crisi epilettiche al giorno. "Nessuna terapia farmacologica riesce a risolvere la condizione, per cui il paziente si sottopone a intervento chirurgico, senza però ottenere beneficio. I genitori del ragazzo decidono, in maniera indipendente, di provare a somministrare cannabis sotto forma di tisana come ultima terapia possibile. Nel giro di 4 giorni la condizione clinica del paziente evidenzia una significativa riduzione delle crisi epilettiche e un miglioramento delle perfomance cognitive. Vengono quindi effettuati i test per valutare le concentrazioni ematiche di diversi cannabinoidi, un’accurata valutazione elettroencefalografica e i test cognitivi. I risultati ematici mettono in evidenza un cannabinoide ancora poco conosciuto e studiato, la cannabidivarina", recita lo studio.

A eseguirlo studio il professor Pierangelo Cifelli: "Dall’osservazione clinica siamo passati alla fase sperimentale, riuscendo a mettere in evidenza un nuovo meccanismo di azione relativo alla cannabidivarina. Abbiamo dimostrato come questa molecola, priva di effetti psicoattivi, sia in grado di modulare la risposta GABAergica mediata dai recettori GABAa. I risultati di questo studio aprono interessanti prospettive. È importante proseguire le ricerche sui potenziali terapeutici dei fitocannabinoidi, in modo da colmare il gap scientifico degli ultimi 40 anni".