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Foto di Giuseppe BianchiIl Giardino Bellini è il più antico dei quattro giardini principali che decorano la città di Catania. Viene anche chiamato ‘a Villa o Villa Bellini, ed è stato dedicato al noto compositore catanese.

Il suo nucleo più antico risale al Settecento, ed era di proprietà del Principe Ignazio Paternò Castello di Biscari. Nel 1854, il monumentale giardino con siepi e giochi d’acqua, venne acquistato dal Comune di Catania allo scopo di renderlo a uso pubblico. Dopo una serie di difficoltà, nel 1863 iniziarono i lavori per trasformarlo, lavori che si protrassero fino al 1875.
In quello stesso anno, il Comune di Catania si adoperò per acquistare, dai Padri domenicani, i terreni posti a sud-ovest dell'antico Labirinto, e, nel 1877, la parte a Nord, che apparteneva al Principe Paternò di Manganelli, e l'orto di San Salvatore, di proprietà dei Cappuccini.

Iniziò così la ridefinizione della struttura ad opera dell'ingegnere Filadelfo Fichera, il quale, con monumentali scalinate, ponticelli e viali, mise in collegamento i vecchi lotti con quelli appena acquistati, dando al giardino la conformazione estetica e la struttura architettonica con cui è conosciuto oggi.
Nel 1880 venne inaugurato il ‘viale degli Uomini Illustri’, con la statua in bronzo di Giuseppe Mazzini (deposta già nel 1875) e i busti di altri eminenti della storia di Sicilia, in particolare catanese, come Giovanni Verga, Mario Rapisardi, Angelo Maiorana e, tra gli altri, Luigi Capuana e lo Stesicoro.

Il giardino, di forma rettangolare, si estende per 72.000 km2 dal suo ingresso principale in via Etnea.
Dallo scalone, fiancheggiato da aiuole fiorite, si arriva ad una grande vasca dove una volta nuotavano i cigni. Sulla collinetta alle sue spalle, campeggia un orologio realizzato con piantine sempreverdi.
Alla sommità della collinetta Sud, simmetrica a quella che costituisce la zona Nord, è posto un chiosco in ferro battuto che contiene un palco, utilizzato, fino agli anni Sessanta, per concerti di musica classica. Alla sommità dell'altra vi era un caratteristico chiosco in legno di forma circolare orientaleggiante. Il chiosco era un dono dell'imperatore della Cina, ma l’incendio che lo vide coinvolto, alla fine degli anni Novanta, lo distrusse completamente, insieme alla biblioteca posta all’interno.
Lungo i viali secondari sono poste statue, fontane, vasche, voliere e chioschi. Sul lato ovest, parallelo alla via Salvatore Tomaselli, serpeggia il ‘viale degli Uomini Illustri’.

Nel 2010, il giardino è stato riadattato e aperto al pubblico, dopo una serie di lavori volti a riqualificare l’area, lasciata all’abbandono e al decadimento, già a partire dagli anni Settanta.
L’ingresso di via Etnea viene realizzato ed inaugurato nel 1932, e l'anno dopo, alla sommità dello scalone, vennero collocate le statue monumentali che rappresentano le Arti, opera dello scultore Domenico Maria Lazzaro. Alla fine degli anni Cinquanta venne riordinata la zona del tunnel di via Sant'Euplio e quelle adiacenti; venne curato l'aspetto floreale, venne incrementato il numero di voliere e le grandi vasche e fontane vennero arricchite dalla presenza di numerosi volatili acquatici, come anatre e cigni. Intorno al 1960, il giardino divenne un piccolo zoo, con volatili in libertà e varie specie di scimmie, rettili e serpenti collocati in gabbie, e da ultimo elefanti, tra cui anche un piccolo esemplare di elefante indiano, simbolo della città.

Oggi, il giardino è più che altro un luogo di riposo; usato negli ultimi decenni per manifestazioni di tipo culturale e religioso. I suoi viali alberati sono ottimi esempi di una flora sub-tropicale particolarmente vasta e molteplice. Tra le cento specie ospitate, si distinguono diverse varietà di palme, ma anche alberi ad alto fusto come platani, ficus magnolia ed enormi alberi sempreverdi.

Autore | Enrica Bartalotta

Foto di Giuseppe Bianchi.