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Brutta notizia dalla Parrocchia Santa Maria di Gesù di Palermo: “Con il cuore in lacrime ci rattrista molto comunicarvi che poco è rimasto del corpo di San Benedetto il Moro e del Beato Matteo di Agrigento. Dal cielo intercedano per quanti stanno soffrendo in queste ore e per chi è vittima inerme di tanto disastro!”. Così si legge su Facebook.

Sempre sulla stessa pagina è documentata la devastazione causata dalle fiamme:

E altre immagini qui:

La Storia della Chiesa andata distrutta

Santa Maria di Gesù di Palermo é una località o borgata ubicata ai piedi del Monte Grifone.

La borgata è nota a Palermo per la presenza del Cimitero omonimo, e del Convento di San Benedetto il Moro, che è un museo dove possiamo trovare le sue reliquie che riposano in una grande urna di vetro e dove la sua tunica, quadri, libri e immagini sacre fanno da cornice in quasi tutti i locali della costruzione.

Il complesso risale al 1426 quando un frate francescano di Agrigento, il beato Matteo da Girgenti, che si trovava a predicare a Palermo fu invitato a fondare un convento. Due coniugi, Antonio e Betta Mirabile regalarono al frate il terreno per consentirne la costruzione.

Nacque così il convento che il frate francescano chiamò “Santa Maria di Gesù“, come tutti i conventi da lui fondati in Sicilia.
Morto Matteo da Girgenti il corpo del frate fu conteso in una disputa fra i frati francescani che non volevano cederlo perché il frate era morto nel loro convento e i frati di Santa Maria di Gesù che volevano appropriarsene perché il frate era stato il loro fondatore. Quest’ultimi riuscirono a trafugare il corpo del frate ma a Piazza Guadagna furono raggiunti dai frati francescani che comunque non riuscirono ad appropriarsi del corpo in quanto una forte tempesta, che si è ritenuta mandata da Dio, li fece desistere. Nel luogo di questo prodigio fu innalzata una croce di marmo tutt’ora visibile nella piazza.

Alcuni storici riportano che già dal 1253 in quel luogo esisteva una piccola cappella/chiesetta di 12 metri per 8 circa, che era stata eretta in onore di Sant’Antonio Da Padova e della sua permanenza in questo luogo.

Il Convento comprendeva questa chiesetta, alcune celle per i frati, intorno ad un chiostro a forma quadrata con una fontana al centro con la rappresentazione del prodigio avvenuto sul ponte ammiraglia quando i frati francescani riuscirono ad impossessarsi del corpo di S.Benedetto, e un pozzo tutt’ora fruibile dai frati del convento.

Ai quattro angoli del Chiostro è possibile ammirare i quattro alberi caratteristici di tutti i chiostri ovvero: un fico simbolo della dolcezza, un melograno simbolo della bellezza, un ulivo simbolo della pace e una palma simbolo della vittoria. Successivamente la comunità crebbe notevolmente tanto che nel 1578 fu necessario costruire un secondo piano che inglobò la cappella di Sant’Antonio da Padova.

In quel periodo nel convento visse Benedetto da Sanfratello, un fraticello nero figlio di schiavi africani, che per la sua fama di sant’uomo sarebbe stato proclamato Santo, il primo Santo nero canonizzato dalla chiesa cattolica e proclamato, per diversi decenni, patrono e protettore di Palermo insieme a Santa Rosalia.

Esiste in prossimità del convento un albero prodigioso, un cipresso che secondo la tradizione,, ha avuto origine dalla miracolosa radicazione del “bastone” che San Benedetto il Moro usava per sostegno e che infisse in quel luogo, La sua datazione risale al 1589., data in cui è avvenuta la morte del Santo.

Oggi la Chiesa presenta una navata a cui si accede attraverso tre ingressi:
– un artistico portale rinascimentale attribuito ad Andrea Mancino, in cui sono rappresentati i 12 apostoli che hanno in mano un cartiglio con su scritti i 12 articoli del Credo.
– e due aperture laterali entrambi del XV secolo: il primo un portale gotico a doppio arco ogivale al di sopra del quale è un bassorilievo della Vergine col Bambino. L’altro ingresso, è un portale gotico catalano con tre cornici e gli stemmi della famiglia. tristemente nota in Sicilia per via dell’omicidio che subì Laura Lanza, sposata La Grua e Talamanca e meglio nota come la baronessa di Carini.

A destra e a sinistra della navata centrale si trovano la cappella di San Benedetto il Moro e la Cappella del beato Matteo.

Una teca in vetro contiene le spoglie di San Benedetto. Il volto del santo è stato riprodotto in cera mentre il corpo sembra che sia proprio quello del santo mummificato.

Una cappella laterale, l’altare di Santa Maria di Gesù, ospita la statua della Madonna col bambino che, si racconta sia giunta miracolosamente portata dalle acque del mare ed é abbellita da ghirigori barocchi di marmo. La statua della Madonna era una volta oggetto di pellegrinaggio da parte dei fedeli alcuni dei quali raggiungevano la chiesa scalzi. Tradizionale è il pellegrinaggio della seconda domenica di Pasqua, domenica in albis, per ricordare il transito di San Benedetto, avvenuto il 4 aprile 1589, martedì di Pasqua, all’età di 63 anni, dopo trenta giorni di sofferenze per una gravissima malattia.

A destra e a sinistra della navata si aprono rispettivamente la Cappelletta della Madonna, presso il Cornu Evangelii, cioè il lato della chiesa da cui si proclamava il Vangelo, e la Cappelletta dell’Ecce Homo, dove è custodita l’antica immagine di Gesù sofferente.

Dopo i danni del terremoto del 1968, il convento è stato restaurato e rinnovato per gran parte.

Il 25 luglio 2023 un incendio distrugge quasi completamente l’interno della Chiesa con tutti i suoi gioielli, compresi i corpi incorrotti del Beato Matteo e di San Benedetto.

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