Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

PALERMO – Le hanno tolto una cisti all'ovaio delle dimensioni di una pallina da tennis, ma il campione è andato smarrito prima di essere analizzato e non si trova neanche l'ovaio sinistro della signora, che a causa dello stress è andata in depressione e vive con l'incubo del cancro. L'episodio è avvenuto a Palermo: Provvidenza Badalamenti – come riporta La Repubblica – ha chiesto all'ospedale Ingrassia, dove è stata operata, un maxi-risarcimento da 250.000 euro per lo smarrimento del reperto istologico e per la sospetta asportazione dell'organo, confermata da due ecografie e da una risonanza magnetica fatte in seguito all'intervento. L'Asp ha disposto un'inchiesta interna.

Tutto è iniziato nel 2014: la donna si è sottoposta all'intervento, nel reparto di Ostetricia e Ginecologia ed è stata dimessa dopo due giorni. Le hanno comunicato di ritirare il referto dopo un mese, ma quando ha telefonato per sapere se fosse pronto, le è stato spiegato che era smarrito. Il campione è arrivato all'Istituto di Anatomia patologica vuoto. Nessuno ha saputo spiegare alla donna cosa fosse avvenuto. 

Come si legge su Repubblica:

Da allora inizia il crollo fisico e psicologico. “Avevo deciso di sottopormi all’intervento – spiega – perché in famiglia ho due casi di tumore. Mio padre è morto per questo e una zia diretta è stata colpita dal cancro all’ovaio”. La donna comincia ad avere – così scrivono il medico legale e il neurologo – un “disturbo depressivo ansioso con somatizzazioni cardiache, spunti fobici e psoriasi guttata”. Inizia così la cura psichiatrica. Ogni tre mesi fa i marcatori tumorali. Al lavoro non è più concentrata ed è costretta a chiedere il passaggio al part-time. Decide di denunciare la vicenda all’assessorato alla Salute al quale, tramite il suo legale, invia due raccomandate per chiedere un’ispezione. Ma senza risposta. Avvia la richiesta di risarcimento nei confronti dell’Asp, da cui dipende l’ospedale Ingrassia, ma dopo tre tentativi di arbitrato andati a vuoto, si rivolge al tribunale civile.

E non è tutto. “Nell’estate del 2015 – racconta – salto il ciclo. All’inizio pensavo di essere incinta. Poi, esclusa la gravidanza, mi sono rivolta a due ginecologi, uno pubblico e uno privato. Mi sono sottoposta a due ecografie ma l'ovaio sinistro non risultava visualizzato. Così ho fatto una risonanza magnetica con mezzo di contrasto all'ospedale Giglio di Cefalù e il referto è stato tranciante: 'sede ovarica sinistra disabitata'. Mi sono sentita presa in giro e raggirata”. Alla signora i due consulenti di parte hanno riconosciuto un danno biologico permanente del 20 per cento.

Starà adesso al giudice decidere: l'avvocato della donna ha citato in giudizio l'azienda per 250.000 euro, ma resta comunque il giallo della cisti scomparsa. Il sospetto della famiglia è che la cisti sia sparita per mascherare l'asportazione dell'ovaio.