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A 25 anni dall'introduzione del 41-bis, il cosiddetto "carcere duro", arriva una circolare che regola la quotidianità della vita dei detenuti. Il provvedimento mira a rendere omogeneo il trattamento dei carcerati di tutti gli istituti di pena. Tra le novità, figli e nipoti dei detenuti non saranno più divisi dal vetro durante i colloqui, ok al telecomando tv purché sigillato e alle fotografie in cella. Ancora, si sottolinea il dovere del direttore dell'istituto di pena di rispondere entro termini ragionevoli alle istanze dei detenuti, la limitazione delle forme invasive di controllo dei carcerati ai soli casi in cui sia necessario ai fini della sicurezza.

Prevista la possibilità di tenere in cella libri e altri oggetti utili alla formazione (è allo studio la possibilità di distribuire libri elettronici) ma si potranno leggere solo i testi già disponibili nelle biblioteche degli istituti; la possibilità di custodire effetti personali di vario genere, anche allo scopo di favorire l'affettività dei detenuti e il loro contatto con i familiari, come fotografie purché di dimensioni non superiori a 20 per 30 centimetri. Questione tv: i telecomandi dovranno essere sigillati, questo per evitare manomissioni e contatti con l'esterno. Si potranno vedere solo canali nazionali per evitare la diffusione di messaggi come avviene per le emittenti locali. Niente Sky e pay tv.

Aumentano anche i colori a disposizione per chi dipinge in cella. Via libera alle ciabatte ma non quelle con le suole alte. I detenuti potranno comprare vestiti e cibo ma non di lusso per non dimostrare una superiorità dei detenuti rispetto ad altri. Il decalogo è stato sottoscritto dal direttoregenerale dei detenuti e del dipartimento, Roberto Piscitello, vistato dal capo del dipartimento Santi Consolo e condiviso con il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.

"Avere regole generali sul 41 bis è un fatto molto importante. La finalità del 41 bis è evitare che un boss, detenuto in carcere, possa avere contatti con l'esterno", ha affermato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sottolineando che "bisogna evitare che ci siano forme di possesso e potenzialità reddituali, però contemporaneamente, quando non ci sono cose in conflitto con questa ratio, non bisogna avere elementi di disumanità".