Cultura&Spettacoli

La replica della Corona di Carlo di Borbone in giro per l’Italia, anche a Palermo

Si prospetta un tour in Italia e all’estero per la copia ricostruita della Corona di Carlo di Borbone, Re delle due Sicilie, la cui ‘replica’ è da oggi in mostra nella Sala Filangieri dell’Archivio di Stato di Napoli-Ministero della Cultura e vi rimarrà qualche tempo, prima di partire per i luoghi di re Carlo, da Palermo a Caserta, a Parma.

“L’ambizione – ha affermato Ciro Paolillo, già docente di Gemmologia investigativa alla Sapienza di Roma ed ideatore della ‘ricostruzione’ della corona – è di esporla a Madrid, in una cornice prestigiosa come la Sala del Trono del Palazzo Reale. Stiamo valutando anche altre tappe: Venezia, dove fu tagliato il favoloso diamante violetto il cui colore, con tutta probabilità, era stato intensificato dal suo creatore Imbert con l’artificio insegnato da Benvenuto Cellini, di inserire un castone colorato; o Firenze, dove furono reperiti i diamanti bianchi”.

Una novità che sarà annunciata oggi, venerdì 12 maggio, nel corso della mostra della replica della Corona e che accompagna la presentazione del volume della scrittrice Annamaria Barbato Ricci e di Ciro Paolillo L’Enigma della Corona – Carlo III di Borbone e i diamanti Farnese (Gangemi Editore International).

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Perché enigma? Con questo gioiello Carlo di Borbone fu incoronato il 3 luglio 1735 nella Cattedrale di Palermo. Voluto dalla madre di Carlo, Elisabetta Farnese, regina di Spagna, era considerato il più prezioso dei suoi tempi, con oltre 300 diamanti di varie dimensioni, dai dieci al mezzo carato che ne facevano risaltare il più impressionante di tutti, il diamante violetto Farnese, 42 carati di un colore mai sperimentato prima.

Una splendida realizzazione del gioielliere e cesellatore avignonese Claudio Imbert che è risorta su iniziativa di Ciro Paolillo col supporto professionale di orafi come Armando Arcovito e di Claudia Romano per la modellazione al computer attraverso un moderno software. Della Corona si era persa ogni traccia durante il regno del figlio di Carlo, Ferdinando IV. Si ipotizza che avesse seguito la famiglia reale con una quantità incalcolabile di beni preziosi, durante il trasferimento a Palermo sulla nave ammiraglia inglese Vanguard, di cui era al comando Orazio Nelson.

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Tornati indietro i reali l’anno seguente, dopo che fu soffocata nel sangue la Rivoluzione partenopea, non ne risultano più notizie. Molte ipotesi sulla sua sorte emergono proprio dal libro presentato e si fanno varie congetture: disfatta, monetizzata per pagare le spese reali o l’impresa di riconquista di Napoli del Cardinale Ruffo; o ancora, per donativi a Nelson, autore del trasferimento della famiglia reale a Palermo.

La replica di oggi è in argento dorato, con oltre 300 ‘cubik zirconia’ taglio antico, simulanti i diamanti bianchi, e un’ametista quadrata, anch’essa tagliata stile XVIII secolo. La Corona copia perfettamente il disegno di Imbert, conservato nell’Archivio di Stato di Napoli, nel ricco Fondo della Casa Reale Borbone.

“La Corona rinata – ha affermato la direttrice dell’Archivio di Stato, Candida Carrino – è la prova di come la ricca messe documentale che custodiamo nei 70 chilometri di scaffali dipanantisi nei 24mila metri quadrati della nostra sede sostanzi continuamente importanti ritrovamenti che non finiscono mai di stupire”.

Redazione