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La visita di ieri della guardia di finanza nella sede del Palermo è durata 8 ore, dalle 9 alle 17. Come riporta il "Giornale di Sicilia", insieme a Maurizio Zamparini sarebbero indagati il figlio Paolo Diego e un commercialista del nord Italia. Attraverso gli avvocati Enrico Sanseverino e Francesco Pantaleone, il patron ha fatto ricorso al tribunale del riesame: il pool coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca ha la necessità di acquisire tutti gli elementi a supporto della perquisizione e dei sequestri di materiale, effettuati tre settimane fa, per evitare di dover restituire ciò che era stato portato via.

Finora gli investigatori lavorano per verificare presunti episodi di appropriazione indebita, riciclaggio, impiego di proventi illeciti, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e falso in bilancio aggravato dalla transnazionalità. Ma di mezzo ci sono anche le indagini della procura in ambito civile. Nelle ipotesi c'è il falso in bilancio ma anche la conta dei debiti del Palermo. Per Zamparini sono 40 milioni, gli inquirenti non lasciano trapelare nulla. 

La procura, dal canto suo, verifica la solvibilità delle aziende e può pure avanzare l’istanza di fallimento. Un’ipotesi che rimane sullo sfondo, per adesso non formulata ma nemmeno esclusa: se verrà promossa, metterebbe in moto un meccanismo complesso. L’eventuale sentenza di fallimento potrebbe investire infatti la tenuta della società e aprire lo scenario a un reato molto più grave, la bancarotta fraudolenta. Ma allo stato non c’è o non ci sarebbe nulla: non si sa per quanto tempo.