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01Era fine giugno quando si aprì il caso Ebola in Sicilia: un barcone carico di profughi, portato in salvo a seguito dell’operazione Mare Nostrum, aveva rinfocolato – è il caso di dire, le polemiche in materia di sicurezza sanitaria, per gli operatori dell’operazione militare e socio-assistenziale. Due settimane prima infatti, otto militari erano stati trovati positivi alla Tubercolosi, e dall’America al resto d’Europa impazzano le notizie: solo ieri sono saliti a circa 9 mila i casi di Ebola registrati nel Continente Americano, e mentre un nuovo infermiere viene contagiato in Texas, la Germania si prepara alla sua prima vittima.

È «la peggiore epidemia dopo l'Aids», così l’ha definita Thomas Frieden, a capo del centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie di Atlanta. E mentre in Sierra Leone, Guinea e Liberia l’epidemia cresce e si acutizza, in altre zone calde dell’Africa sembra aver rallentato il suo ritmo: «dobbiamo tenere il virus sotto controllo nel breve termine, in modo che non si diffonda ulteriormente e finisca per diventare una epidemia su larga scala che va avanti per decenni, come per l’HIV o la polio», ha affermato il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, che assieme alla moglie Priscilla Chan ha effettuato una donazione di 25 mila dollari per aiutare il CdC a contrastare il diffondersi della malattia; una malattia rapida e aggressiva, che una volta combattuta però garantisce complete e ottime possibilità di guarigione, perché non è insidiosa; a differenza dell’HIV, che può rimanere silente per anni e fare dei suoi ospiti portatori sani, dunque in grado, anche a malattia non conclamata, di trasportare e trasmettere il virus potenzialmente a chiunque.

Dal 2 agosto, il Ministero della Salute italiano ha iniziato a mettere in atto le prime forme di messa in sicurezza dei principali snodi (porti e aeroporti interessati da traffico internazionale) tramite cui la malattia potrebbe giungere, verosimilmente, nel nostro Paese. Essendo infatti provocata da un virus a rapida trasmissione ed incubazione, dai sintomi immediati ed acuti, un volo diretto (o una traversata via mare non più lunga di 21 giorni) è l’unica possibile via di manifestazione e diffusione, da qui, un rafforzarsi delle misure di sorveglianza, e di verifica a bordo della situazione, qualora lo si ritenesse necessario, da parte di personale sanitario specializzato.

Due giorni fa, la Sicilia ha iniziato a fare il punto della situazione: a Palermo, in piazza Ottavio Ziino, si è tenuto un vertice, alla presenza del Presidente della Regione, Rosario Crocetta, e dell’Assessore Regionale alla Salute Lucia Borsellino, dei Direttori Generali e dei Commissari Straordinari, delle 17 aziende ospedaliere dell’Isola, coadiuvati dai propri Responsabili Infettivologi. Per quanto uno sbarco dell’epidemia si presenti come una possibilità assai remota, le prime misure di messa in sicurezza, tratte dal protocollo unico del Centro nazionale di riferimento italiano “Spallanzani” di Roma, riguarderebbero innanzitutto la formazione di tutto il Personale Sanitario di Sicilia, soprattutto di coloro che lavorano per e collaborano a stretto contatto con il Dipartimento di Malattie Infettive, nonché dell’acquisto di guanti, calzari e scafandri specifici anti-virus Ebola.

Autore | Enrica Bartalotta