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Utilizzare mini-scosse al cervello per sconfiggere la dipendenza da cocaina. È la conclusione di uno studio pilota italiano su 32 pazienti pubblicato sulla rivista "European Neuropsychopharmacology", svolto in collaborazione con il team di Antonello Bonci, direttore scientifico del National Institute on Drug Abuse (Nida) a Rockville, e realizzato presso l’Università di Padova, insieme all’Irccs San Camillo di Venezia.

Nello studio sono stati coinvolti 32 cocainomani, metà dei quali trattati con stimolazione magnetica transcranica, gli altri con farmaci che alleviano la sindrome d’astinenza. Metodica utilizzata in psichiatria e utile nel trattamento di condizioni come la depressione, la TMS consiste nell’applicare dall’esterno – poggiando una sonda sulla testa – impulsi magnetici indirizzati su un’area del cervello ben localizzata. In questo caso la stimolazione viene applicata alla "corteccia dorsolaterale prefrontale", un'area coinvolta nei processi decisionali

Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a ripetuti monitoraggi delle urine per verificarne il reale consumo di cocaina. Il 69% (11 pazienti) del gruppo trattato con TMS non ha avuto ricadute nell’uso di cocaina, contro appena il 19% (3 pazienti) dei soggetti trattati con farmaci. Antonello Bonci spiega: "Abbiamo continuato a seguire i pazienti dello studio, fino a oltre un anno, e i miglioramenti sembrano mantenersi nel tempo, sebbene al momento non abbiamo dati certi su questo aspetto. È importante che questo studio prosegua con studi clinici più ampi".

Il problema della dipendenza da cocaina ha proporzioni preoccupanti. Solamente lo scorso anno, infatti, 2,3 milioni di europei tra i 15 e i 34 anni hanno utilizzato la pericolosissima sostanza stupefacente, mentre secondo le stime del Nida circa 1,4 milioni di americani ne sono dipendenti. E al momento non esistono farmaci efficaci per liberarsi da questa schiavitù.