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Diventare ricchi imparando semplicemente a dire "no". È questo il nocciolo di un articolo di James Altucher, imprenditore statunitense, autore di alcuni bestseller come "Choose Yourself" e "The Power of No". Il pezzo è apparso su "The Indipendent" ed è stato tradotto in italiano da "Adnkronos". Eccolo qui di seguito.

 

Non volevo andare al college (volevo giocare a scacchi). Non volevo sposarmi (ma lavoravamo insieme e avevo paura dello scandalo). Non volevo avere figli (ma lei sì, e se non li avessimo avuti sarebbe stato un "insuccesso", anche se ora sono contento di averli fatti). Non volevo acquistare una casa (ma tutti mi hanno convinto che fosse un buon investimento. E mi dicevano 'bisogna pur mettere radici'). Non volevo avere un secondo figlio ('ma con chi giocherà il primo?', anche se ora sono contento di averlo fatto. Perché altrimenti con chi avrei giocato io?)

Non volevo avviare una società (ma mia sorella aveva bisogno di aiuto e le voglio così tanto bene che ho dovuto rinunciare a un mio sogno per aiutare lei e suo marito). Non volevo lavorare in quella società che mi aveva assunto (così nel bel mezzo di una riunione me ne sono andato e non sono più tornato, ma questo è avvenuto solo dopo aver sprecato almeno un mese della mia vita). Non mi piace possedere oggetti (ciò che possiedi ti possiede). E così abbiamo buttato via tutto. Tutto. Pulire è più semplice, quando non c'è niente da spostare.

Non volevo andare al bar. Non voglio andare a cena fuori (ma mi piace quando me lo chiedono). Non voglio partecipare a quello show televisivo. Non voglio andare alla festa. Non volevo andare a vivere con lei (ma il suo contratto d'affitto era alto). Non volevo rompere con W (ma avevo paura che mi sarei rovinato, mi dispiace W.).Penso che per tutta la mia vita io sia stato un cane portato in giro da una catena. Sono stato un aquilone che andava di qua e di là. Una forte raffica alla fine mi ha strappato a brandelli, e i pezzi sono caduti a terra.

Sto seppellendo il piombo qui. Mi prendo il tempo necessario. Perché ne ho voglia. Il mio piombo è la parola 'No'. No è una parola magica, bella, così poetica. (Per anni mi è stato insegnato che 'sì' fosse una parola magica, ma appartiene piuttosto alla magia nera). Molte persone agiscono per il proprio interesse. Non lo fanno perché sono cattive, ma è così. I cartelloni pubblicitari ti dicono che dovresti comprare dei beni di lusso. Tutti vogliono i tuoi soldi, le vostre opinioni, le vostre emozioni, vogliono che diciate 'sì' in cambio di qualcosa.

Così la vostra mente, il vostro corpo, i vostri pensieri, la vostra voce devono dire 'no'. Ecco quello che riesco a guadagnare pronunciando quell'unica parola: enormi quantità di soldi (pensate solo ai costi del college, della casa, del matrimonio, dei figli, di complicati prestiti bancari e delle migliaia di piccoli e grandi oggetti, compresi quelli di lusso. In una sola estate ho perso 15 milioni di dollari solo sommando un po' di queste cose. Non mi sto vantando ma mi sono fermato quando sono rimasto con 143 dollari in banca. Ho pregato i miei genitori di farmi un prestito ma mi hanno detto 'no'. Poi mio padre mi ha richiamato, poi è morto. Il tutto perché non sono riuscito a dire 'no'. La vita intera è un 'no'.

Se avessi detto più spesso 'no', forse sarei riuscito a inseguire i miei sogni molti anni prima. Invece ho passato 15 anni a inseguire i sogni degli altri prima di rendermene conto e dire 'no'. Se avessi detto 'no' prima, avrei evitato pessimi investimenti, pessime relazioni, pessimi affari. 'No' è una parola magica. Ma dopotutto, sono contento di aver detto anche dei 'sì' nella mia vita. Sapete perché? Perché dire sempre sì insegna a dire 'no'.

Mi hanno chiesto di partecipare a una conferenza la settimana prossima ma ho detto 'no'. Passerò del tempo con Claudia, con i miei bambini, scriverò. E penserò a qualcosa di nuovo, qualcosa che non ho mai fatto prima, e che mi farà tornare bambino. Non so ancora cosa sarà ma del resto quale bambino lo sa? Mi sentirò come in quei giorni della mia infanzia quando senza paura delle conseguenze dicevo sempre 'no'.