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di Nando Cimino

 Il giovedì grasso è l'ultimo dei quattro giovedì di carnevale e, in questo 2018, cade proprio oggi 8 febbraio. Dopo quello delle comari, dei parenti e du zuppidu è quello in cui, più di tutti, si da fondo alle ultime risorse disponibili per lasciarsi andare alle delizie del palato; cimentandosi in una impari lotta contro colesterolo e trigliceridi. Il suo appellativo era anche quello di joviri lardaloru, in quanto anticamente era uso preparare piatti in cui il principale ingrediente era proprio il lardo. Significativi in tal senso i modi di dire legati proprio a questa “ricorrenza”, che la dicono lunga su come i nostri antenati, prima dell'arrivo della quaresima, intendessero solennizzare l'evento. “Pi lu Joviri grassu, cunn'havi dinari s’arrusica l’ossu”, oppure “A lu joviri lardaloru, cu unn’havi dinari si impigna u figghiuolu”. Nella nostra terra di Sicilia alcune di queste antiche consuetudini legate al carnevale sono ancora oggi in uso; ma vengono rispettate soprattutto nei piccoli centri della provincia laddove, in tante case, si preparano ancora tanti deliziosi piatti. Ma per il giovedì grasso, proprio perchè considerata ultima occasione di trasgressione culinaria, in quel di Termini Imerese era uso recitare anche quest'altro proverbio: “Quannu veni lu joviri grassu, lardu o sasizza e stuiti u mussu”; come dire che a questo punto era proprio arrivato il momento di ripulirsi le labbra poichè il tempo delle abbuffate era veramente finito. Come si suol dire: Paese che vai…proverbi che trovi.