Trafugati negli anni settanta da scavatori clandestini e smistati attraverso la Svizzera nei ricchi mercati londinesi e americani, i nove decreti di Entella, città elima posta a dominio del Belice Sinistro, sono al centro di una storia lunga e tormentata, una vicenda intricata ancora oggi in parte irrisolta. Noti dapprima solo attraverso le trascrizioni dei testi, a partire dalla metà degli anni ottanta sono state recuperate al patrimonio nazionale quattro delle preziose tabelle bronzee destinate all’affissione pubblica, mentre di cinque non si hanno ancora notizie certe ed attendibili
"Sotto gli arconti Artemidoro di Eielo e Gneo di Oppio, il primo di Panamo. Poiché da sempre verso di noi i Segestani sono benevoli, finché eravamo nella nostra terra, e quando fummo cacciati dalla nostra terra, allorché furono catturati molti dei nostri, uomini e donne, vennero loro in aiuto per quanto poterono, affinché tornassero presto [in salvo nella loro città, sembrò bene al consiglio e all’assemblea che vi fosse verso loro benevolenza e avessero isopoliteia col popolo degli Entellini in ogni tempo. Gli arconti, dopo aver fatto incidere questo decreto su una tavola di bronzo, la espongano nel buleuterio."
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