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01Fanpage http://goo.gl/PnEgmx Museo Salinas di Palermo
 

Trafugati negli anni settanta da scavatori clandestini e smistati attraverso la Svizzera nei ricchi mercati londinesi e americani, i nove decreti di Entella, città elima posta a dominio del Belice Sinistro, sono al centro di una storia lunga e tormentata, una vicenda intricata ancora oggi in parte irrisolta. Noti dapprima solo attraverso le trascrizioni dei testi, a partire dalla metà degli anni ottanta sono state recuperate al patrimonio nazionale quattro delle preziose tabelle bronzee destinate all’affissione pubblica, mentre di cinque non si hanno ancora notizie certe ed attendibili

Uno dei decreti, il IX (adesso noto come Decreto A 3), fu consegnato al Museo Archeologico di Palermo da un cittadino di Caltabellotta nel 1985; due, di cui uno falso, furono restituiti all’Italia nel 1996, grazie ad una rogatoria internazionale, dal Fogg Art Museum della statunitense Università di Harvard; il quarto, in maniera del tutto inaspettata, venne consegnato in forma anonima nel 1998 alla portineria della Scuola Normale Superiore di Pisa. 
Le tavolette sono tra le più importanti testimonianze scritte per la ricostruzione di una serie di vicende storiche della Sicilia antica; esse forniscono informazioni preziose sulla mescolanza culturale ed etnica della parte centro-occidentale dell’isola, sulle città di Sicilia che all’epoca dei decreti (III sec. a.C.) parteciparono al sinecismo (formazione della nuova città nuova attraverso la raccolta e il concentramento della popolazione dispersa) di Entella favorendone il ripopolamento, sulle istituzioni, sui monumenti e sugli edifici pubblici della città.
Il Decreto A 3, conservato al Museo Salinas, parla degli aiuti ricevuti dai Segestani, in particolare quando gli Entellini vennero cacciati dalla loro terra: fatto che determina la concessione da parte del consiglio e dell’assemblea di Entella dell’isopoliteia (uguaglianza di diritti da parte di una città ai cittadini di un’altra) al popolo dei Segestani.

"Sotto gli arconti Artemidoro di Eielo e Gneo di Oppio, il primo di Panamo. Poiché da sempre verso di noi i Segestani sono benevoli, finché eravamo nella nostra terra, e quando fummo cacciati dalla nostra terra, allorché furono catturati molti dei nostri, uomini e donne, vennero loro in aiuto per quanto poterono, affinché tornassero presto [in salvo nella loro città, sembrò bene al consiglio e all’assemblea che vi fosse verso loro benevolenza e avessero isopoliteia col popolo degli Entellini in ogni tempo. Gli arconti, dopo aver fatto incidere questo decreto su una tavola di bronzo, la espongano nel buleuterio."

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