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01Giuseppe Fava detto Pippo, è stato un giornalista, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore siciliano. Vinse l’Orso d’oro al Festival di Berlino del 1980, per il suo film “Palermo or Wolfsburg”.

Nacque il 15 settembre 1925 a Palazzolo Acreide, una cittadina in provincia di Siracusa. Nel 1943 si trasferì a Catania dove intraprese gli studi in Giurisprudenza. Subito dopo, nel 1952, iniziò la sua carriera di giornalista, attraverso la collaborazione con diverse testate, locali e nazionali, come “Sport Sud” e “Tuttosport”. Nel 1956 iniziò a scrivere per “Espresso sera”, di cui fu caporedattore fino al 1980. Scriveva soprattutto di cinema e calcio, ma si distinse subito e soprattutto per le sue inchieste su Cosa Nostra; di particolare impatto furono le sue interviste ai boss Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo.

In questo stesso periodo, Fava iniziò a scrivere per il teatro. La sua prima opera, “Cronaca di un uomo”, del 1966, portò a casa il Premio Vallecorsi, “La violenza conquista”, del 1970, venne invece insignita del Premio IDI, e dopo la prima al Teatro Stabile di Catania, venne portata in tournée in tutta Italia. Nel 1972, Fava inaugura la stagione televisiva con la trasposizione cinematografica del suo primo dramma: “La violenza: Quinto potere”, diretto da Florestano Vancini. Nel 1975, venne invece messo in scena il suo primo romanzo, “Gente di rispetto”, per la regia di Luigi Zampa, con la partecipazione di Franco Nero. Il romanzo è la storia di una maestra del Nord Italia che viene trasferita in un paese siciliano per continuare l’insegnamento; lì, rimarrà vittima di in una faida tra cosche mafiose.

Dopo aver lasciato ”Espresso sera”, Fava partì alla volta di Roma, per condurre “Voi e io”, una trasmissione radiofonica su Radiorai. Continuò a scrivere per il teatro e iniziò nuove collaborazioni con altre, e più prestigiose testate giornalistiche come “Il Tempo” e il “Corriere della sera”, e fu in questo periodo che iniziò a produrre la sceneggiatura di “Palermo or Wolfsburg”, tratto dal suo romanzo “Passione di Michele”, il film è la storia di un siciliano emigrato in Germania in cerca di lavoro. I libri di Fava erano semplici, dallo stile e dalla psicologia immediata, ma dal linguaggio denso e forte.

Nella primavera del 1980, Fava ricoprì l’incarico di Direttore del “Giornale del Sud”; una notizia che venne accolta con scetticismo negli ambienti giornalistici, ma che dimostrò subito di che stoffa era fatto Fava; il Direttore formò ex novo un intero gruppo di giornalisti, giovani e inesperti, che ben presto sarebbe diventato la spina dorsale delle sue inchieste. Tra loro ricordiamo Claudio Fava e Antonio Roccuzzo, che avrebbero acquisito successo, sia in politica che in campo giornalistico.
Nell’ottobre del 1981 Fava pubblicò attraverso “Lo spirito di un giornale”, le linee guida della sua redazione volte a «realizzare giustizia e difendere la libertà».

Lavorò incessantemente, soprattutto con l’obiettivo di scoprire i traffici illeciti di Cosa Nostra in quel di Catania; un lavoro che gli costò anche un attentato bomba, a cui scampò, e il licenziamento, a cui nulla valsero le proteste dei suoi collaboratori. Dopo l’insediamento di una nuova cordata di imprenditori collusi, dopo l’arresto del boss della mafia Alfio Ferlito, la redazione venne chiusa per volontà degli editori.

Rimasto senza lavoro, Fava fonda, insieme a i suoi collaboratori, la cooperativa Radar, con cui mise in piedi un nuovo progetto editoriale. Nel novembre 1982, Fava e i suoi lanciano ”I Siciliani”, a cadenza mensile, divenne il secondo giornale antimafia di Sicilia; la sua attività continuò per tre anni anche dopo la morte del suo Direttore.
Molte le inchieste e le conquiste del giornale, che con “I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa”, si aggiudicò la massima attenzione nazionale; con questo articolo, Pippo Fava smascherò le attività di alcuni imprenditori catanesi, collegandole direttamente al clan del boss Nitto Santapaola.

Nell’anno successivo, Rendo, Salvo Andò e Graci cercarono di comprare il giornale per poterlo rendere controllabile, ma senza successo. Suo il discorso “I mafiosi stanno in Parlamento”, del 28 dicembre 1983, ultima intervista a Enzo Biagi prima della morte. Il 5 gennaio del 1984, appena uscito dalla redazione, Fava fu freddato con cinque colpi di pistola calibro 7,65. Si disse che era un delitto passionale, e non vennero organizzati funerali di Stato. Qualche hanno dopo, la magistratura iniziò le prime indagini, sulla base degli scritti di Fava. Il processo “Orsa Maggiore 3” venne concluso nel 1998, e portò all’arresto del boss Nitto Santapaola, Marcello D’Agata, Francesco Giammuso, Aldo Ercolano e Maurizio Avola come mandanti ed esecutori dell’omicidio di Giuseppe Fava. Le condanne furono confermate nel 2001 in sede d’appello e nel 2003 dalla Cassazione per Santapaola e D’Agata.

Autore | Enrica Bartalotta