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Che cosa succederebbe se, invece di costruire solo la nostra vita, avessimo la follia o la saggezza di danzarla ?  (Roger Garaudy)

Con questo articolo sulla Biodanza si vuole continuare sulla scia dei precedenti pubblicati su questo sito e che trattano di arte, cultura ma anche di crescita interiore, di evoluzione spirituale e di sviluppo del potenziale umano. Quindi si tenterà di dare una spiegazione quanto più possibile esaustiva ma nel contempo sintetica della complessa teoria scientifica che è alla base della Biodanza o Danza della vita, la quale è una pratica svolta in gruppo e guidata da un conduttore esperto di Biodanza, che diventa tale solo dopo alcuni anni di studio teorico e pratico in apposite scuole esistenti da parecchi anni in tutto il mondo.

  Innanzitutto c’è da dire che essa è una pratica ricreativa e divertente, svolta in compagnia di persone che hanno il comune obiettivo della crescita personale, che sanno mettersi in gioco e accettano di esporsi emotivamente, psicologicamente e anche attraverso l’espressione corporea: infatti, la danza è prevalente, da qui il nome di Biodanza. Tutti gli esercizi sono accompagnati da idonee basi musicali e si svolgono singolarmente, in coppia o in gruppi numerosi, a seconda degli obiettivi prefissati. Si svolge in un ambiente confortevole, silenzioso e discreto, al riparo da qualsivoglia spettatore che disturberebbe inevitabilmente, per quanto riguardoso ed amichevole, l’armonia e l’intimità del gruppo. Si indossano vestiti comodi, preferibilmente tute sportive, e ci si muove scalzi su di un soffice tappeto. Lo stage di Biodanza dura un intero week end, dal venerdì sera alla domenica pomeriggio, con cadenza mensile, in strutture alberghiere attrezzate per la notte e i momenti conviviali. Esiste poi anche il settimanale, della durata di un paio di ore, dove consolidare appunto settimanalmente le pratiche svolte negli stage mensili, e approfondire possibilmente l’intimità del gruppo per un’evoluzione personale più facile e veloce.

  La Biodanza dunque, secondo la definizione che ne dà l’ideatore Rolando Toro, psicologo e antropologo cileno: “E’ un sistema di integrazione umana, di rinnovamento organico, di rieducazione affettiva e di riapprendimento delle funzioni originarie della vita”. In pratica la Biodanza è emozione dell’incontro, è musica, è movimento danzato. E’ un incontro autentico con la propria identità e con gli altri attraverso ronde (libere espressioni e condivisioni emotive del gruppo in cerchio ruotante unito attraverso le mani), esercizi di camminata, di accarezzamento, di accoglienza, di contenimento, di danze, in coppia o singoli. E’ movimento danzato, creativo, senza schemi precisi se non quelli indicanti un movimento ritmico o fluido, vitale o rilassato, con musiche appositamente e scientificamente selezionate per indurre particolari vivencia, cioè particolari sperimentazioni del vissuto intensamente qui e ora. E’ anche momento di più o meno profonda regressione, di trance, cioè uno stato di espansione della coscienza, che riporta al primordiale e determina uno stacco dalla propria identità, o coscienza di sé, per far  entrare nel Tutto che avvolge, permea e si lascia permeare. In questo stato il biodanzante sente di essere la musica stessa, e s’identifica con essa, con l’ambiente, con le persone che gli stanno intorno, esperendo il ritorno all’indifferenziato (come un neonato che percepisce l’ambiente come il prolungamento del suo corpo privo di confini) e un benessere fisico, una serenità, un amore e una fraternità con il Tutto davvero ineffabili. La regressione non è altro che trascendere i confini del proprio Ego. Il sogno è un esempio naturale di regressione totale, dove il sognatore s’identifica col sogno che, in fondo, altro non è se non un incontro fantastico col proprio inconscio. A livello organico la regressione è la fase del rilassamento, dello stacco dalla presenza vigile, in cui avviene il ricaricamento e il rinnovamento cellulare. Particolarmente efficace ed emozionante è la Biodanza praticata in acqua a temperatura corporea.

  Rolando Toro, nell’asse cartesiano delle ascisse del suo modello teorico di Biodanza, ha situato a un estremo l’identità (coscienza di sé e del mondo) e all’altro la regressione (ritorno al primordiale mediante la trance) in un continuum che specifica la loro complementarità e alternanza in continuo movimento. Le vivencia possono stimolare quindi, in base alla musica, l’identità o  la regressione, ed esercitano un influsso positivo sugli stati d’animo e le funzioni organiche. Per questo la musica è una parte fondamentale di Biodanza. Nella mitologia greca Orfeo, musicista, cantore e poeta, utilizzò la musica per il suo potere di trasformazione dell’animo umano. Essa, più di qualsiasi altra forma d’arte, è capace di permeare l’identità, di superare qualsiasi filtro razionale e qualsiasi resistenza per giungere direttamente all’Io. La musica, infatti, agisce sull’emisfero cerebrale  destro, che è adibito alle facoltà spaziali, geometriche, di percezione artistica, e sospende momentaneamente l’attività della parte sinistra, notoriamente specializzata nei processi analitici, razionali, cognitivi, verbali. Infatti, durante la vivencia è buona regola non parlare, per agevolare la funzione dell’emisfero destro. Rolando Toro ha personalmente selezionato e indicato le musiche più adatte per raggiungere determinate vivencia.

  Come dice il filosofo tedesco Nietzsche: “La musica non è, diversamente da tutte le altre arti, immagine dell’apparenza, o meglio, dell’adeguata  oggettività della volontà, bensì è immediatamente immagine della volontà stessa, e rappresenta perciò, rispetto a ogni fisica del mondo, la metafisica, e rispetto a ogni apparenza, la cosa in sé”.  Nell’ascoltare la musica dunque, giungono nell’animo non tanto le note in sé, bensì il sentimento puro e la volontà stessa che le hanno create, che in esso rivivono e parimenti lo commuovono. Nel danzarla poi si esprimono, attraverso il linguaggio naturale del corpo, lo stesso sentimento, la stessa volontà, la stessa forza primordiale che l’ha ispirata. E il danzare e il rivivere la musica in maniera scientificamente mirata all’ottenimento di un determinato effetto sull’individuo, in un contesto solidale e fraterno in cui poter esprimere creativamente la propria identità più vera e le proprie emozioni più profonde senza timore, è, credo,  l’esperienza più gradevole, più profonda e più costruttiva che si possa fare.

  Così, per quanto detto sopra, la Biodanza favorisce l’integrazione dei due emisferi,  fisiologicamente collegati dal corpo calloso, ma psicologicamente separati da una cultura occidentale prevalentemente razionale, analitica, cognitiva-verbale, riequilibrando  lo scompenso che tale cultura comporta. Simile integrazione sviluppa le facoltà creative dell’individuo. Con la Biodanza inoltre, nel tempo, mediante la stimolazione controllata di cui si è già detto dell’identità e della regressione, dello stato dell’attività e del rilassamento, si può giungere a un buon equilibrio tra questi due estremi, favorendo l’omeostasi, l’equilibrio neurovegetativo, e di conseguenza la riduzione dell’ansia e degli stress negativi.

  A proposito di stress è utile esporre brevemente i meccanismi che lo regolano. Nel 1936 Hans Selye, biologo viennese all’università di Montreal (Canada), introdusse il termine di stress, che in inglese significa pressione, sollecitazione, sforzo, per indicare la risposta degli organismi agli stimoli interni o esterni che tendevano a modificarne lo stato di equilibrio, od omeostasi. Egli, lavorando su dei topi, si accorse che l’iniezione di diversi preparati ghiandolari provocava nel loro organismo sempre la stessa risposta: l’ingrossamento e l’iperattività della corteccia surrenale, l’atrofia del timo e dei nodi linfatici e ulcere gastrointestinali. Successivamente notò che la stessa risposta si aveva anche in seguito a infezioni, fratture ossee,  fatiche pesanti e prolungate, sbalzi di temperatura ambientale, esposizione a raggi X. Da ciò ne dedusse che l’organismo reagiva con lo stesso sistema di adattamento ai diversi fattori, chiamati agenti stressanti o stressori. Lo stress è, dunque, la condizione aspecifica e sempre uguale in cui si trova l’organismo quando deve adattarsi a qualunque novità. La reazione allo stress coinvolge tre sistemi: quello endocrino, quello neurovegetativo e quello immunologico. Il sistema endocrino od ormonale è costituito dalle ghiandole a secrezione interna di specifici ormoni. Quello neurovegetativo comprende le due sezioni, ortosimpatico e parasimpatico, che hanno funzioni opposte. La prima, detta anche sistema adrenergico in quanto il suo mediatore chimico è l’adrenalina, eccita l’organismo, comportando l’aumento della frequenza cardiaca, la dilatazione dei bronchi e l’aumento degli atti respiratori per introdurre più ossigeno, l’accelerazione del metabolismo, l’aumento della temperatura interna e il rialzo della pressione. Insomma, il sistema adrenergico prepara l’organismo alla reazione, alla resistenza, alla lotta, oppure alla fuga qualora si rendesse necessario. La seconda sezione invece, detta anche sistema colinergico in quanto il suo mediatore chimico è l’acetilcolina, ha funzioni opposte che riconducono l’organismo al riposo, al recupero, al rinnovamento organico.

  Riguardo alla naturale alternanaza tra i due sistemi c’è da dire che lo svizzero Walter R. Hesse, premio Nobel per la medicina e la fisiologia, ha dimostrato che nell’ipotalamo vi sono due zone distinte: una è chiamata ergotropica (ergon = lavoro + tropos = orientato), la cui stimolazione determina la comparsa di fenomeni regolati dal sistema ortosimpatico; l’altra è chiamata trofotropica (dal greco trophe = nutrimento). L’alternanza tra i due sistemi costituisce la naturale predisposizione dell’organismo all’attività e al necessario riposo. Lo stress entro certi limiti è indispensabile. D’altronde, se esso non esistesse, l’organismo resterebbe inerme nei confronti delle aggressioni, esterne ma anche interne (va ricordato che possono agire da stressori anche gli stimoli di natura psicologica, emotiva e sociale). In fondo, come diceva  Selye, lo stress, in un sistema in equilibrio, è il sale della vita, la carica che ci permette di andare avanti e di risolvere le continue sfide che ci propone la quotidianità e la vita in generale. Per contro, è ugualmente importante che dopo uno stress più o meno prolungato arrivi anche la fase di rilassamento, di riposo, affinché le cellule dell’organismo abbiano la possibilità di ricaricarsi. Uno stato di buona salute ruota anche attorno alla complementarità di queste due sezioni, altrimenti si va incontro a uno squilibrio neurovegetativo. Il terzo sistema, quello immunologico, deputato alla difesa dell’organismo da sostanze estranee (batteri, virus, ecc.), secondo recenti studi, è fortemente influenzato dagli altri due, tanto da adoperarsi ora un termine che indica l’indissolubilità e la reciprocità dei tre sistemi: il sistema neuroendocrinoimmunologico. Studi moderni hanno dimostrato che durante uno stress prolungato il sistema immunitario viene naturalmente depresso, probabilmente perché è in corso una priorità nell’impiego delle energie volte alla reazione a uno stressore, esterno o interno che sia. Oggi capita spesso però che una cultura sempre più separata dalla natura, una società competitiva e materialista e i ritmi frenetici a cui ci sottopongono le innumerevoli esigenze della vita moderna, attivino prevalentemente il sistema adrenergico. Per cui non si riesce più a raggiungere il giusto e naturale equilibrio tra i due sistemi, e conseguentemente nemmeno ad avere la sufficiente ricarica dell’organismo. L’organismo si ritrova ad essere costantemente sotto pressione, sotto continua accelerazione, e ciò può divenire nel tempo una disfunzione cronica che comporta svariati disturbi di tipo psicosomatico, insoddisfazione e la sensazione di essere perennemente “scarichi”.

  Si comprende dunque come la Biodanza, agendo sul sistema neuroendocrinoimmunologico attraverso la pratica ripetuta di specifiche vivencia, possa ripristinare l’equilibrio dei meccanismi di autoregolazione e risolvere nel tempo i vari disturbi psicosomatici che allo squilibrio di questo erano associati, oltre a favorire il rinnovamento organico e lo stato di benessere generale. Gli effetti della Biodanza si possono, infatti, collocare su due livelli. Quello di benessere immediato relativo al momento vivenciale del qui e ora, e quello cumulativo di una sempre maggiore acquisizione del vissuto vivenciale come patrimonio interiore da esportare nella vita quotidiana, innescando di fatto un processo di cambiamento duraturo nel rapporto con se stessi, con gli altri e con la natura. Tutto ciò proietta verso una crescente maturità psicofisica, verso una sempre più chiara coscienza di sé, dei propri desideri più intimi e della propria identità più autentica, e verso un più alto grado di soddisfazione nel percepirsi definita parte del Tutto cosmico e di conseguenza verso un maggiore senso ecologico.

  La pratica della Biodanza può porsi anche come valido strumento di prevenzione di  disturbi più seri, se si considerano, da un lato, la responsabilità che l’unità mente-corpo ha nella rinuncia a fronteggiare insulti che possono evolvere, più o meno rapidamente, in malattie, anche gravi, quando essa (l’unità mente-corpo) non è nelle condizioni di equilibrio necessario per combatterle adeguatamente, e, dall’altro, la capacità innata di autoguarigione che essa possiede all’interno di uno stato di equilibrio interiore. Infatti, la Biodanza agisce sulla parte sana e vitale degli individui, stimolandone l’espressione e lo sviluppo. Inoltre la Biodanza ha importantissimi effetti sullo sviluppo, l’espressione e l’integrazione del  Potenziale genetico umano. Quest’ultimo, che Rolando Toro nel suo modello teorico di Biodanza ha rappresentato sull’asse cartesiano delle ordinate come cinque linee di vivencia interconnesse a spirale, che si retroalimentano e salgono verso lo sviluppo armonico e la naturale integrazione fra di loro, è un potenziale di armonica e varia espressione della vita, iscritto geneticamente in ogni cellula dell’organismo. Tali cinque linee rappresentano:

 

 1) La Vitalità

 2) L’Affettività

 3) La Sessualità

 4) La Creatività

 5) La Trascendenza.

 

 1) La linea della vitalità si genera a partire dall’insieme delle funzioni destinate a mantenere l’omeostasi, e comprende gli istinti di conservazione, di fame, di sete, le risposte di lotta o di fuga, e le funzioni di regolazione dell’attività e del riposo.

 2) La genesi biologica della linea dell’affettività è in relazione con l’istinto di solidarietà all’interno della specie, che sono gli impulsi gregari, le tendenze altruistiche e i riti sociativi. Questi impulsi di cooperazione e di solidarietà culminano in sentimenti altruistici e costituiscono la genesi dell’amore.

 3) La linea della sessualità  trova la sua genesi nei complessi meccanismi della differenziazione sessuale, delle funzioni delle gonadi e degli organi genitali. Essa comprende l’istinto sessuale e la funzione dell’orgasmo, il desiderio e la ricerca del piacere, così come le molteplici emozioni coinvolte nella manifestazione e nella soddisfazione dell’istinto sessuale, la cui finalità biologica è la riproduzione.

 4) La linea della creatività è legata all’istinto di esplorazione e agli impulsi di innovazione presenti negli organismi viventi. Questa linea rappresenta la capacità di adattamento creativo alle trasformazioni dell’ambiente.

  5) E per finire, la linea della trascendenza rappresenta la potenziale capacità che  l’individuo possiede di superare la forza del proprio Io e di andare più in là dell’autopercezione per identificarsi con l’unità cosmica.

 

   Per esprimersi compiutamente e in reciproca sintonia e integrazione, il potenziale genetico necessita di opportuni eco-fattori insiti nell’ambiente. Spesso succede però che l’ambiente, la cultura, l’educazione producano eco-fattori negativi che inibiscono tale potenziale. Per cui si verificano negli individui dissociazioni tra i vari potenziali in cui alcuni sono più sviluppati rispetto agli altri. La Biodanza favorisce l’importante sviluppo e integrazione del potenziale genetico attraverso specifiche vivencia, sollecitando l’insorgere di determinate emozioni che comportano la secrezione di alcuni ormoni naturali e il rilascio di opportuni neurotrasmettitori. Gli ormoni e i neurotrasmettitori risvegliano e movimentano le funzioni del potenziale genetico, in maniera tale da permetterne l’espressione nel qui e ora vivenciale e lo sviluppo e l’integrazione, laddove erano inibiti, con le altre parti del sistema, in un percorso più o meno lungo nella misura in cui gli isolati benefici vincolati al momento vivenciale si riflettono nella vita di tutti i giorni, e qui rinsaldati da un naturale meccanismo di rinforzo. Dunque, se le dissociazioni possono definirsi la separazione delle parti all’interno di un’unità, e l’integrazione, invece, l’insieme dei processi che mettono in correlazione le parti con il tutto, si potrebbe dedurre una definizione provvisoria della salute e della malattia, per cui l’organismo sano (mente-corpo) è quello che accoglie gli eco-fattori che rinforzano la sua unità e rifiuta quelli che la compromettono, mentre l’organismo ammalato è quello che si estranea dagli eco-fattori che potrebbero determinare la sua stabilità e accoglie quelli che la dissociano.

  Nella considerazione di quanto esposto, si può concludere dicendo che la Biodanza è un sistema che integra e sviluppa tutte le funzioni e le potenzialità rivolte alla vita, alla salute e al benessere psicofisico, che sono insite nell’essere umano. Per ciò una sua pratica continuata nel tempo può determinare un nuovo stile di vita che può produrre benefici effetti preventivi, terapeutici, psicologici e fisiologici nell’individuo moderno o Homo tecnologicus, tutto rivolto alla valorizzazione e considerazione degli aspetti più materiali in una società sempre più competitiva all’interno degli implacabili meccanismi socio-economici e culturali. Effetti che comportano un nuovo stato di buona salute, una nuova percezione di sé e del mondo, onde riscoprire il proprio corpo come sana fonte di piacere e poter riacquistare quel senso di pienezza, di forza vitale e di gioia, che oggi non sempre sono assicurati.

 

Angelo Lo Verme