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Quando si parla di Ispica, subito si pensa a Cava d’Ispica, una delle aree archeologiche e naturali più affascinanti di tutta la Sicilia sud-orientale.
Vi è un’area nei pressi di Ispica, tuttavia, che inspiegabilmente è lasciata a se stessa, come se tutti i cittadini si fossero dimenticati completamente della sua esistenza.
Parlo delle Catacombe di San Marco, situate nella contrada omonima, una delle aree cimiteriali più grandi di tutto il panorama ibleo. Il fatto che siano dimenticate e trascurate da tutti, ha fatto sì che venissero soppiantate dalle più famose Catacombe della Larderia a Cava d’Ispica e dalle Catacombe di San Giovanni a Siracusa.

La Catacomba – datata attorno al IV/V secolo dopo Cristo – è caratterizzata da due corridoi, di cui il centrale – il più vasto – si estende per 45 metri e raggiunge la larghezza di 17 metri
In questo corridoio sono presenti nella parte iniziale alcune tombe ad arcosolio, dopodiché, proseguendo il percorso, si arriva in un’ampia stanza illuminata da tre lucernari, vicino ai quali si possono notare due tombe a baldacchino.

Complessivamente si contano circa 250 loculi all’interno della Catacomba.
Le sue dimensioni notevoli fanno sì che essa sia la catacomba più grande della Sicilia, seconda solo a quella di San Giovanni a Siracusa. Tuttavia, la sua mancanza di notorietà è tale che quando si parla di aree cimiteriali si nominano solamente quella di San Giovanni a Siracusa e quella della Larderia a Cava d’Ispica.

Certo, sicuramente la poca praticità nell’accesso al sito non è di aiuto ad aumentarne un minimo la fama. La presenza di una foltissima sterpaglia, difatti, rende il sito di difficile accesso, ma non impossibile.
A rendere forse più complicata la situazione in cui versano le Catacombe, vi è da aggiungere che l’area in cui si trovano è una proprietà privata. A tal proposito mi vien da pensare che proprio questo possa essere il motivo principale per il quale siano lasciate in abbandono.
Abbandono o meno, notorietà o no, mi sono sentito davvero fortunato a sostare all’interno di quella stanza con i tre lucernari, meravigliato alla vista di splendidi giochi tra oscurità e luce, tra roccia lavorata a mano e il cielo di un azzurro primaverile.
Altro da dire non ho, lascio che le immagini parlino da sé.

Mirco Mannino

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