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Le "Siciliane" nel Medioevo: nel periodo medievale la Sicilia visse un momento di grande splendore culturale ed artistico. Alla corte di Federico II, Re delle Due Sicilie, scienziati, filosofi, letterati, artisti e musicisti, voluti fortemente dal sovrano, sollecitati dalla sete di novità e sperimentazione del Re, portarono la cultura siciliana alla ribalta nazionale dell’epoca. Fu proprio in quel periodo che ebbe origine una nuova forma artistica denominata “Canzoniere” di chiara influenza trovadorica che ebbe un grande successo. Il “Canzoniere”, un insieme di versi musicati di poeti famosi, diventò la forma di intrattenimento più diffusa alla corte di Federico II, nei salotti della nobiltà e dell’alta borghesia. Menestrelli, paggi, gentiluomini, e perfino alcune donne, facevano a gara per decantare i “ canzonieri” più belli ed inediti. In seguito alla sempre più crescente esigenza di nuove poesie -musicali, ebbe origine una nuova tecnica tutta siciliana in cui i versi erano della scuola poetica panormitana, in siciliano duecentesco, e le musiche di compositori locali: le “Siciliane”. Dal punto di vista musicale, le canzoni cosiddette “Siciliane” furono rilevanti per la grande diffusione che ebbero in tutta l’Italia. Sebbene di queste raccolte poetico-siciliane siano giunti a noi solo alcuni testi, grazie ad alcuni passi della narrativa storica, abbiamo anche informazioni relative alle prassi esecutive vocali e strumentali. Ad esempio nel romanzo storico “Il Vespro Siciliano” di Luigi Natoli in arte William Galt, troviamo uno spaccato della Sicilia medievale che meglio chiarifica il significato del termine “Siciliane” nella figura del giovane Giordano De Albellis, paggio di Madonna Macalda di Scaletta:


Giordano sapeva suonare e accompagnarsi sul liuto qualcuna di quelle canzoni in volgare(…) Ora ne aveva imparata qualcuna dell’Imperatore Federico II, di messer Jacopo da Lentini, di messer Delle Vigne e di qualche altro poeta di quel fecondo e animoso gruppo detto siciliano(…) Madonna che, come tutte le dame di quel tempo si dilettava di rime e suoni, faceva spesso cantare a Giordano qualcuna delle liriche più amorose”.


Altri due esempi di “Siciliane” vengono attribuite a Federico II, che si pensa potrebbe essere stato il primo autore di questa nuova forma artistica, ed anche la poesia popolaresca “Rosa fresca aulentissima” componimento che ritrae un giullare innamorato ed una bella ritrosa, è composta in una lingua che lo stesso Dante definì genericamente siciliana.