Le vittime di Dacca sono state torturate: la loro è stata una morta lenta e dolorosa

Oltre l'orrore, le 9 vittime italiane dell'attentato a Dacca sono state torturate. I terroristi hanno infierito per straziare senza uccidere. Per ore. Una morte lenta e dolorosa. I risultati delle autopsie parlano di tagli provocati da armi affilate, forse machete. Di mutilazioni, ferite, ci sono tracce di proiettili e di esplosivo. E nessun colpo di grazia. Sono morti così, Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D'Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D'Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti, uccisi da un commando di fanatici islamici. 

Ora bisognerà esaminare i proietili per risalire al tipo di arma usata, ma le 9 persone che venerdì scorso erano a cena all'Holey Artisan Bakery quando sette jihadisti armati sono arrivati al grido di 'Allah Akbar', barricandosi all'interno con almeno 33 ostaggi, potranno essere seppellite.

Gian Galeazzo Boschetti, scampato alla morte grazie a una telefonata che lo aveva fatto allontanare nel giardino, lasciando però la moglie Claudia D'Antona al tavolo, ha ricostruito davanti ai carabinieri del Ros la dinamica dell'attentato nel ristorante. Quando sono arrivati gli uomini armati, ha raccontato, si è nascosto dietro una siepe dove è rimasto per ore prima di scappare. Boschetti la moglie l'aveva già vista in un ospedale in Bangladesh, perdendo la fievole speranza che fosse sopravvissuta appena riconosciuta la salma. "Ho visto là dei cadaveri ridotti in condizioni pietose per i colpi ricevuti anche con armi da taglio. Ma quello di mia moglie no. È morta colpita da un unico proiettile", aveva detto. Forse appena il commando aveva fatto irruzione nel locale.

Dopo la rivendicazione della strage di Dacca, l'Isis ora minaccia di condurre nuovi attacchi. I miliziani hanno pubblicato un video-messaggio, presumibilmente proveniente da Raqqa, nel quale tre jihadisti del Daesh di origine bengalese non identificati criticano il governo del Paese asiatico e affermano che l'azione a Dacca è stata una rivincita per i crimini contro i musulmani. I terroristi, peraltro, hanno avvertito che la jihad del Califfato non si fermerà. Un combattente identificato come il bengalese Abu Issa al-Bengali dice: "Quel che avete visto in Bangladesh è un assaggio. Ciò si ripeterà, ripeterà e ripeterà, sino a quando voi avrete perso e noi avremo vinto, e la sharia sarà applicata in tutto il mondo". 

Fausto Rossi