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"Mi offrirono 100mila euro per uccidere Teresa e Trifone. Accettai ma non li avrei uccisi, volevo solo prendere i soldi". Questa frase di Lorenzo Kari, l'uomo che nel luglio 2015 parlò agli inquirenti della "pista bresciana" per il duplice omicidio della coppia di fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone, potrebbe avere un peso non indifferente sulla vicenda processuale. Chiamato come teste della difesa di Giosuè Ruotolo, unico imputato del delitto del parcheggio del palazzetto dello sport, Kari ha rivelato un retroscena sul delitto.

Nel 2014, sarebbe stato avvicinato nel carcere di San Vittore da un detenuto che gli avrebbe offerto un compenso in denaro per assassinare Teresa. L'uomo, una volta fuori dal carcere, sarebbe stato contattato da alcune persone che gli avrebbero fornito indicazioni sull'omicidio. Dopo aver incassato i soldi, Kari ha fatto perdere le sue tracce. "Li ho visti in televisione, li ho riconosciuti e ho avuto paura. Ne ho parlato con il mio avvocato. Io non volevo dire nulla, mi ha convinto lui a venire qui", ha detto Kari. Adesso le sue dichiarazioni potrebbero avere di certo un peso nel processo.

Intanto il padre di Giusuè Ruotolo rivendica l'inncoenza di suo figlio ai microfoni de "La Vita in Diretta": "Sono pieno di angoscia, una collera troppo forte. Mio figlio è innocente, non ha fatto niente". La madre ha aggiunto: "Giosuè non sa niente di questa situazione e questa storia deve finire quanto prima. E' un ragazzo eccezionale, per bene. Non avrebbe non solo mai fatto ma neanche mai pensato di fare una cosa del genere".