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Lumache siciliane per fare concorrenza agli escargot francesi. Si chiama Lumaca Madonita l'allevamento di chiocciole più grande d'Italia che da Palermo ha conquistato il mondo. Ogni anno sul mercato finiscono 150 tonnellate di lumanche di cui il 90% destinato al mercato mondiale: "In particolar modo sono clienti affezionati chef francesi e spagnoli", spiegano gli ideatori Davide Merlino, Giuseppe e Michelangelo Sansone, tre amici. Su "Repubblica", che racconta bene la loro storia, si legge:

Davice, ceo dell'azienda, dice: "Michelangelo lavorava nell'azienda agricola del padre, viveva già in questo mondo e aveva sentito parlare di questa forma di allevamento. Inizialmente nessuno di noi ci credeva, solo dopo alcuni mesi, incuriosito, ho studiato il materiale e la fattibilità del progetto". Un progetto in cui poi hanno creduto e nonostante avessero tutti e tre "un lavoro già avviato, abbiamo deciso di tuffarci in questa avventura un po' sconsiderata, apparentemente, che ha finito per premiarci". All'inizio erano due ettari e mezzo di allevamento, che poi sono diventati quattro e stanno per espandersi in un'azienda multi disciplinare, con tanto di fattorie didattiche. 

"All'inizio di questo viaggio abbiamo sentito l'esigenza di studiare, di capire come funzionava il mondo degli allevamenti di lumache", da qui un viaggio in tutto il mondo, azienda dopo azienda per capire da vicino "come l'ambiente influenza gli animali" e come importare le varie conoscenze tecniche in un territorio "dal clima particolare come la Sicilia". Un investimento che ha portato in due anni al "metodo Madonita, nato dalla fusione di varie esperienze viste sul campo presso i colleghi e delle nostre proprie idee". A un sistema di elicicoltura vecchio dove le lumache venivano fatte cibare solo di ortaggi, "con una crescita lenta, lungo l'arco di tre anni, che consegnava una carne molto dura e era colpita da alti tassi di mortalità", viene sostituito un sistema integrato. L'allevamento dei Sansone e di Merlino si basa infatti sull'idea francese di usare un mangime composito che in questo caso è stato studiato "in combo con veterinari e agronomi"; solo prodotti biologici pensati per dare la giusta forza fisica e l'apporto energetico ottimale agli animali che in questo caso crescono "in otto mesi, arrivando quindi in tavola con carni tenere, giovani e maggiormente gustose".

Un fortunato incrocio con la realtà d'Oltralpe che non è però stato l'unico. La razza delle lumache che i tre imprenditori siciliani allevano è infatti nata da un incrocio involontario tra una razza francese "di cui avevamo comprato alcuni esemplari" e una razza autoctona, selvaggia, "scelta perché ci permetteva, all'inizio, di risparmiare notevolmente". Di necessità virtù e in questo caso anche fortuna, in quanto ne è nata una razza "forte, ma allo stesso tempo delicata come le chiocciole francesi che ha fatto la nostra fortuna sul mercato". Nel 2013 una svolta: l'azienda Madonita vince l'Oscar Green con il "caviale di lumache" di cui sono produttori quasi esclusivi. "Siamo solo quattro nel mondo, e al di là del premio è un pregio notevole e un grande orgoglio per noi".

Il futuro riserva "molti progetti", a cominciare dalla "fattoria didattica con strutture che possano farci immettere nel circuito del turismo enogastronomico, possibilità in cui crediamo molto, anche grazie al mio impegno come Agrichef che porto avanti dallo scorso anno", per poi continuare a lavorare sulle linee parallele di Lumaca Madonita, cioè le "conserve a base di carne di lumaca e la linea di prodotti dedicati all'estetica, che si allontana dal nostro core business, ma non troppo, in quanto sono tutti prodotti a base di bava di lumaca".