Il torrente Bisconte continua a preoccupare i residenti. La vegetazione selvaggia diventa sempre più imponente e l’assenza degli opportuni interventi di scerbatura desta profondo sconforto. L’idea dei cittadini di questa degradata zona di Messina è che il Sindaco li abbia abbandonati. Non lo dicono a chiare lettere, magari non lo urlano a squarciagola, eppure lo sguardo perso all’orizzonte è forse più esaustivo di mille parole: di fronte a loro c’è sporcizia, e questo inevitabilmente pesa. Le hanno provate tutte: hanno chiamato in causa esponenti dell’Amministrazione e dell’opposizione, hanno precettato i propri rappresentanti alla Circoscrizione, stanno attualmente elaborando una petizione popolare e non rinunziano all’idea di recarsi in procura. Risultati pressoché nulli: i giorni passano e l’autorità pubblica abiura la propria funzione.
Sorprende che sinora, nell’anniversario della conquista di Palazzo Zanca, il primo cittadino non abbia speso una parola sulle zone degradate.Accorinti ha lasciato intendere che molto è stato fatto e molto c’è da fare, ha chiesto scusa se ha offeso qualcuno, ma non ha redatto un indice delle priorità della Giunta, agevolato – in questo cammino d’omissioni –da un Consiglio comunale talvolta miope e assonnato, quasi remissivo nei confronti della popolarità guadagnata dall’ex docente di educazione fisica. E’ come un incantesimo che ha stregato le menti e ammaliato i cuori: dopo il Medio Evo dei secoli bui, la stagione dei lumi esige un silenzio assorto ed una fede dogmatica. In altri termini: nessuno s’interroga su dove la nave stia andando, si lascia carta bianca al comandante.
Così, mentre l’assessore Perna pensa a come varare la nuova moneta locale ed il super-managerCiacci chiama a raccolta altri esperti per attivare il ciclo positivo dei rifiuti, in questo scorcio di città l’emergenza resta sotto gli occhi di tutti: abbiamo documentato noi stessi, in prima battuta, la presenza di serpenti fra le case. E’ solo un’altra storia di ordinario degrado, magari poco significativa rispetto alle tragedie di Giampilieri o di Scaletta, ma è una storia che coinvolge e avvolge una città intera, una città che dovrebbe essere, almeno in potenza, la perla del Mediterraneo. Questa terra, trecentosessantacinque giorni fa, dette fiducia a un rivoluzionario: voleva cambiare dal basso, non precipitare nel baratro. Oggi la comunità è stordita: ogni tassa sfiora i massimali consentiti dalla legge, eppure d’investimenti seri non se ne vedono. La colpa è di tutti e di nessuno: ennesimo tributo a Tomasi di Lampedusa.
Giuseppe Lombardo
StrettoWeb