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01Ho chiesto a mia nonna di raccontarmi alcuni episodi della sua infanzia. Ecco qui alcuni aneddoti.
Una piccola cittadina della Sicilia, circa gli anni della seconda guerra mondiale.

Erano tempi assai diversi.
Quei tempi in cui le donne non indossavano i pantaloni, perchè erano indumenti solo maschili e nei quali per la maggior parte dei casi l'unico ambito lavorativo in cui potevamo cimentarci era la sartoria.
Ricordo belli e brutti momenti, erano gli anni '50.
Ricordo che quando c'erano le feste di paese, come quando si celebrava la Madonna e a fine processione si facevano i balli, i ragazzi andavano a chiedere di ballare alle ragazze.
Mica come adesso… Era buona cosa che i carusi facessero una specie di inchino alle ragazze e solo dopo l'inchino, loro, potevano decidere se ballare o meno. Tra maschi c'era una concorrenza sfrenata, tanto che la maggior parte delle volte si finiva a litigare.
Erano tempi in cui se studiavi fino alla terza media potevi considerarti un maestro, e la gente ti considerava tale. A scuola ci si andava con la verzina, una borsetta adatta per contenere i libri, mentre i maschi portavano una cartella, oppure una sorta di cintura per unire il sussidiario e poche altre carte.
Erano tempi in cui ci si sposava a diciotto anni.
Tempi in cui eravamo costretti a farci aiutare dai fratelli o sorelle maggiori per poter comunicare con i fidanzati, nascondendo lettere in pacchetti di confetti, o utilizzando amici comuni come tramiti.
Ma questa è un'altra storia.
Ricordo anche cose più brutte. Quando suonavano le campane che annunciavano i funerali, le donne uscivano di casa indossando tristissimi veli neri e mentre urlavano in modo disperato si strappavano i capelli, alcuni le chiamano ancora "perpetue". Oppure le vedove, che per la morte del marito indossavano abiti scuri per anni e restavano chiuse in casa per molti mesi, anche in segno di rispetto per il marito.
C'era molta superstizione: alcuni davano colpa ai gatti neri quando morivano uomini giovani, cose che adesso nessuno si sognerebbe di fare.
Quando ero piccola bastavano delle noccioline e delle buche per potersi divertire. Con cinque lire potevamo giocare per giorni. Ci stupivamo di tutto e la tecnologia era ancora lontana, ma tutto sommato eravamo felici, e nel quartiere potevamo vantare di essere i primi ad aver avuto un telefono.
Erano gli anni '50 ed ero una ragazzina, e adesso sono già nonna.