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Erano i primi anni del XIV secolo, quando Palazzo Chiaramonte (noto come Hostarium Magnum, e quindi denominato anche Steri), venne fatto costruire in Piazza Marina a Palermo.

La dimora venne realizzata su commissione di Manfredi Chiaramonte, conte del feudo di Modica, nel 1320, e poi nel XV secolo occupato, fino al 1517, dai Viceré spagnoli, che fecero costruire una scala esterna che consentiva l’accesso diretto al primo piano, dove venne poi collocata la Regia Dogana. Dal 1600 al 1782, il Palazzo fortificato ospitò il tribunale dell’Inquisizione che, nel 1623, vi aggiunse un nuovo corpo, definito ‘Carceri della Penitenza’, che aveva lo scopo di ospitare i prigionieri oppositori.

Nel Settecento vennero ordinati dei restauri e in quell’occasione venne scoperto il portale su Piazza Marina. L’architetto Carlo Scarpa, che in Sicilia si occupò dell’allestimento di Palazzo Abatellis, venne chiamato per effettuarne i lavori di restauro negli anni Cinquanta. Nel ’58, il Palazzo è passato alla Regione che lo ha ceduto all’Università di Palermo per essere utilizzato come sede del Rettorato.

Dai volumi massicci e squadrati, il Palazzo rappresenta l’anello stilistico di congiunzione tra il castello medievale e il palazzo patrizio; la cinta muraria è infatti impreziosita da bifore e trifore in pietra lavica, da cui il castello prende aria e illuminazione. L’alto basamento è lavorato a bugne, mentre sulle imposte degli archi è stata disposta una fascia a decoro floreale.
Durante gli ultimi restauri, gli studiosi hanno individuato un passaggio segreto che dalle celle conduceva direttamente alla Stanza dell’Inquisitore. Un’altra scoperta significativa, riguarda l’esistenza di un edificio sotterraneo di sette metri di lunghezza, caratterizzato da un’imponente copertura con volte a crociera; si pensa che sia stato istituito nel primo quarto del XIV secolo. All’interno, graffiti e reperti che risalgono a tre secoli prima.

Durante il restauro della facciata, sono venuti alla luce inoltre, i profondi solchi lasciati dalle pesanti gabbie, dove vennero esposte le teste dei baroni che si ribellarono al re Carlo V.
Nelle prigioni dello Steri, rimangono preziosi i graffiti dei carcerati, a testimonianza delle sofferenze patite sotto l’Ancien Régime, nonché anche una delle poche testimonianze della presenza ebraica sull’Isola.
Oltre ai graffiti, di cui spicca una scritta in dialetto, è affiorato anche in parte un dipinto che raffigura la prua di una nave e un inquisitore con il campanaccio in mano.
Grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori dell’Ufficio tecnico dell’Università di Palermo, in tre celle al piano terra sono stati rinvenuti nuovi graffiti: disegni di figure umane e invocazioni delle ‘streghe’ tenute prigioniere ai tempi dell’Inquisizione.

Le grande sale al piano terra, ospitano esposizioni temporanee, mentre la sala di rappresentanza del Rettore corrisponde alla Sala Magna, detta anche ‘dei Baroni’, i cui soffitti lignei sono da far risalire al volere e al gusto del Chiaramonte, che li fece dipingere, fra il 1377 e il 1380, dagli artisti Cecco di Naro, Simone da Corleone e Pellegrino Darena da Palermo.

Al secondo piano vi è la ‘Sala delle Capriate’, oggi dedicata a convegni e importanti avvenimenti culturali. All’interno del palazzo è anche custodito anche il celebre dipinto “Vucciria”, realizzato dall’artista palermitano Renato Guttuso nel ‘74.

Autore | Enrica Bartalotta

Foto di Armando Manzo Genovese