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Un camice bianco. Poggiato sul feretro ricoperto di fiori bianchi al funerale celebrato ieri a San Cataldo. Era il camice di Aldo Naro, quello per cui aveva studiato Medicina per tanti anni, passato ore e ore sui libri, fatto sacrifici, incassato soddisfazioni, delusioni e colpi bassi. Proprio un colpo l’ha ucciso, ma a questo Aldo non era preparato, non poteva evitarlo, un calcio alla testa sferrato mentre era a terra, tramortito, incapace di difendersi davanti a centinaia di persone. Tutto questo durante una festa. A sferrarlo qualcuno fra gli oltre 400 presenti alla discoteca Goa in una serata di venerdì, una festa di Carnevale.

E mentre si svolgono le sue esequie, ieri pomeriggio, alla chiesa di Sant’Alberto Magno a San Cataldo davanti a migliaia di persone, un minorenne, incensurato di 17 anni che abita nel quartiere Zen , a due passi dalla discoteca, decide di costituirsi. Spontaneamente. Si presenta davanti il Tribunale minorile di Palermo dopo che i carabinieri lo avevano cercato a casa ma lui non c’era. Che abbia raccolto l’appello accorato del padre di Aldo? O abbia ascoltato la sua coscienza o la voce di chissà chi? Domande ancora senza risposta che la Procura approfondirà. Resta il fatto che da ieri sera la morte di un ragazzo di 25 anni, laureato in Medicina la cui vita viene spezzata quasi per uno scherzo crudele del destino, pare che abbia un colpevole.  Un colpevole in carne ed ossa, un ragazzo di 17 anni che faceva gruppo con altri, fra quelli individuati dai carabinieri che indagano, coinvolti o forse proprio gli artefici di quella rissa scoppiata alle tre del mattino nella discoteca Goa. Il minore è adesso in stato di fermo per omicidio doloso: dopo qualche tentennamento, avrebbe reso nella notte, fra le lacrime, "confessione piena", come riferisce l'Adnkronos. Il giovane è stato messo alle strette dagli investigatori che gli hanno mostrato foto e video di quella sera, oltre alle testimonianze dei giovani che erano al 'Goa' il venerdì grasso. Ad ogni modo il minorenne non ha agito da solo, secondo gli inquirenti: quella sera erano almeno cinque i ragazzi dello Zen coinvolti nella rissa. Al momento lui è l’unico in stato di fermo per omicidio doloso.

Il presunto assassino è un ragazzo di 17 anni: pare l'elemento più focoso di un branco del quartiere Zen che venerdì  notte si è"imbucato" nel locale. In quel momento al Goa c'erano almeno 400 persone; un centinaio erano in un privè dove si trovava anche Aldo Naro con la sua comitiva. Erano lì per ballare, divertirsi e festeggiare l'ammissione alla specializzazione in Cardiologia di Aldo. "Voleva salvare tante vite umane, era innamorato della vita”, ha detto nel corso dell’omelia il vescovo di Caltanissetta, Mario Russotto, durante i funerali del giovane nella chiesa madre di San Cataldo.  Sulla bara un cuscino di rose rosse con un pensiero della fidanzata Simona: "I nostri sogni resteranno per sempre nel mio cuore". Davanti alla chiesa su uno schermo la scritta diventata una fanpage di Facebook, "Io sono Aldo Naro", ripetuta durante una fiaccolata in paese e stampata su una t-shirt poggiata sul banco accanto alla madre.

Il minorenne da ieri in stato di fermo, era dunque nel gruppo di ragazzi imbucati che si era presentato in discoteca, riuscendo a superare i controlli e ad entrare magari con la complicità di un buttafuori.  I giovani hanno prima fatto un giro tra le sale e poi si sono sistemati in quella dove stavano Aldo e i suoi amici. All'improvviso qualcuno si è accorto che era scomparso un cappello da cow boy, partono i sospetti e le accuse che cadono sui ragazzi dello Zen spinti fuori dalla sala. Poi subito lo scontro, colpi, spintoni e così il giovane finisce a terra, non fa in tempo a rialzarsi che viene colpito da qualcuno alla nuca, un colpo duro e violento, fatale, che gli provoca un’emorragia cerebrale e da lì a poco – nonostante il trasporto in ospedale – la morte.