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"Speriamo che Dio sia con noi e ce la faccio": erano le parole molto controverse pronunciate da uno degli indagati. La frase è stata intercettata dalle microspie che ha messo in allarme la Procura di Palermo e i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Non è ancora perfettamente chiaro di cosa si parlasse: trasferimento in Francia o aiuto di Dio per compiere attentati? 

Si tratta di uno dei passaggi più inquietanti del fermo di 13 persone tunisine e marocchine che vivono fra Marsala, Mazara del Vallo e Palermo. Avrebbero organizzato i cosiddetti 'sbarchi fantasma', cioè gommoni velocissimi che fanno la spola fra la Tunisia e le coste siciliane sfuggendo ai pattugliamenti. A bordo salgono solo coloro che possono permettersi di pagare cifre molto elevate. Questo perché si rischia meno.

Per il viaggio si sborsano fino a 5.000 euro a persona. Ecco perché non si esclude che alcuni migranti abbiano dietro delle organizzazioni più complesse. Gli "sbarchi fantasma" assicurerebbero l’anonimato soprattutto chi arriverebbe in Europa con finalità terroristiche. Alcuni avrebbero cercato di sottrarsi alle ricerche delle autorità tunisine per precedenti penali o sospetti di connessioni con formazioni di natura terroristica di matrice jihadista.​

"In una conversazione intercettata tra il promotore dell’organizzazione e uno dei sodali si è apprezzata l’intenzione di quest’ultimo di recarsi in Francia ove avrebbe compiuto azioni pericolose a seguito delle quali avrebbe potuto non fare ritorno, invitando pertanto l’interlocutore a pregare per lui", scrivono i finanzieri. Nel gruppo c'erano anche dei soggetti "con orientamenti tipici dell’islamismo radicale di natura jihadista, i quali palesavano atteggiamenti ostili alla cultura occidentale anche mediante propaganda attuata attraverso falsi profili attivati su piattaforme social".