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01Simbolo dell'Accademia del Parnaso Canicattinese, oltre la "scecca" di padre Diego Martines, fu PINCO PALLINO. Secondo alcuni grecisti di Canicatti', patria di Pinco Pallino sarebbe stata la Beozia, regione greca celebre per la felice ottusita' dei suoi abitanti. Pinco Pallino, senza anima e personalita', era l'emblema della dabbenaggine, l'incarnazione dell'anti-eroe. Il Parnaso propose di erigere a Canicatti', nella piazza principale, un monumento a Pinco Pallino con questa epigrafe:

La Patria rinonoscente 

a Pinco Pallino

Ch'essendo buono a nulla

nulla (oh benedetto!) fece

Esempio perenne e monito urgente

agli altri grandi uomini.

 

La statua di Pinco Pallino doveva essere l'unica al mondo con testa fissa; tutte le altre dovevano avere le teste svitabili. Era un contributo del Parnaso alla politica fascista dell'autarchia.

1. Le statue dovevano essere tutte a mezzo busto.

2. Doveva scolpirsi un mezzo busto polivalente e cioè adattabile a più teste.

3. La testa sostituita sarebbe stata conservata in un deposito, per il caso che il personaggio tornasse in auge.

Per iniziativa del senatore democristiano canicattinese Salvatore Sanmartino, un mezzo busto bronzeo di Pinco Pallino, opera dello scultore canicattinese Luigi Lo Giudice, fu esposto nel 1951 nella Sala Maccari del Senato della Repubblica. Il mezzo busto somigliava in maniera inquietante all'allora ministro degli Interni Mario Scelba che pare abbia "suggerito" a Sanmartino: "Toto', fammi un favuri, portatillu a Caniatti'". Il busto oggi si trova a Roma, a casa di uno dei figli del senatore canicattinese che, all'interno dell'Accademia del Parnaso, svolgeva l'incarico di "viaggiatore piazzista"