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01Il centro storico di Mistretta rivivrà anche quest'anno in occasione  della VI edizione del Presepe Vivente "Viaggiu Dulurusu". Quest' ultimo è un testo dialettale musicato scritto nel 1742 da Binidittu Annuleru, monaco monrealese, nel quale viene narrato il viaggio di Maria e Giuseppe da Nazareth a Betlemme con la successiva venuta del Messia. Esso veniva recitato durante la novena nei paesi del Palermitano e in quelli con cultura madonita, tra cui Mistretta, che aveva dimenticato tale tradizione da oltre un secolo, ovvero dal momento in cui la città passo sotto il controllo della diocesi di Patti, lasciando Cefalù. Quest'anno i quartieri interessati,  all'interno delle cui case (precisamente nei "catuoi", il piano terra) verranno allestite le botteghe degli antichi mestieri e sarà possibile degustare i piatti tipici della tradizione, saranno quelli di Sant'Antonio Abate e delle Balatazze. Tale percorso è  un viaggio a ritroso attraverso il tempo perché si possono ritrovare aspetti del novecento, dell’ottocento, del seicento fino a scoprire frammenti della società romana. Nazareth verrà ambientata in Largo Sant'Antonio Abate, uno spazio creato dalla confluenza delle vie Dottor Valenti, Porta Messina, Ganimede e Sant'Antonio Abate, dominato dal maestoso Palazzo Tita Notaro (1800) pochi metri sotto la chiesa barocca del Purgatorio, 1669, limitrofa al museo silvo pastorale, che, con le  tante sculture in pietra raffiguranti la morte e le anime purganti,  ricorda al passante la brevità dell’esistenza umana e il destino dell’anima. L'importanza di tale slargo e della sovrastante chiesa dedicata a Sant'Antonio Abate oramai distrutta è legata alla presenza, dal 1406 al 1848, dei "mastri ri curta", corpo di vigilanza notturna che aveva tra questi isolati il suo quartier generale. Il quartiere è limitrofo alla Rubbica (antico magazzino frumentario),ai palazzi dei fratelli Salamone (1800/60), e alle case dei Gangitano (XII sec.) e del clinico Lo Iacono (1611): famiglie, per tradizione, impegnate nel sociale. Tale angolo si presenta a forma di anfiteatro ed è originale per la sovrapposizioni di stili con segni che rimandano alle diverse civiltà del passato. Non manca qualche riferimento al quotidiano come il lavatoio in pietra. Di fronte, una lapide ricorda la figura del dottor Valenti che sostenne, dal 1630 al 1633, in qualità di giurato, la libertà demaniale degli amastratini contro le pretese feudali dei Castelli. Da tale slargo il viaggio di Maria e Giuseppe proseguirà per via Porta Messina per poi imboccare la via Boccarrò, sfociando nel meraviglioso largo sottostante, dominato dagli imponenti archi di Palazzo Notaro, dall'arco di Via Balilla collegante due isolati medievali e dalle due abitazioni a due piani collegati da scale esterne, importanti in quanto costruite con materiale di risulta dell'antica Amestratos/Mytistratus. Si passerà da via Dionigi e dai suoi cunicoli arabi, per poi attraversare la via Monza e la Via San Martino per concludere il viaggio in largo Balatazze Catafurchi, ambientazione di Betlemme. Uno spazio suggestivo, di forma trapezoidale, nel quale, ammirando i meravigliosi monti circostanti e le antiche case si possono riscoprire le bellezze e le tradizioni. Curiosi i toponimi dello slargo, che ci danno due importanti informazioni sullo slargo: la prima Balatazze, dall'arabo balath, ci indica il tipo di pavimentazione che caratterizzava la piazza, realizzata, appunto, con lastroni di pietra squadrata; il secondo è composto da due nomi greci, katà e furkos, testimonianti la presenza nella zona delle antiche mura di difesa dell'antica polis amestratina che in tale occasione ci ricorda i luoghi nei quali Nostro Signore si fece uomo e venne a dimorare in mezzo a noi.

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