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01Aree del Monte Marra & Torrente Bagheria 
 
Partecipanti: Salvatore Arena, Francesca Borrometi, Francesco Coiro, Filippo Imbesi, Antonio Nastasi e Carmelo Sframeli.
 
In questa ricognizione il gruppo ha esplorato il versante Est del Monte Marra, proseguendo nella ricerca e riscoperta di luoghi e ambienti che ancora conservano l'identità protostorica dei territori di Monforte e Rometta, nonchè dell'intera Val Demone. Anche in questa affascinante escursioni, sono stati rilevati e ripercorsi interessanti itinerari, prospettive e luoghi semi-sconosciuti che nascondono misteri e per gli specialisti ed appassionati del mestiere, indizi e nuove possibili teorie sulle vicende storiche, identità dei luoghi.
Particolare interesse hanno suscitato, presso Contrada Fontanazza, una grotta parzialmente franata, di imponenti dimensioni, in cui nelle adiacenze correva un ruscello di acqua, a testimonianza dell'importante fonte acquifera del Monte che garantiva all'età del bronzo un sistema di conduzione abbastanza organizzato, con gallerie, pozzi e fonti, ben strutturati sul Monte.
Nel Piano Bascu, adiacente nella strada Comunale Fontanazza e sottostante il belvedere di Piano Rosario e la maestosa composizione rocciosa del Monte, fra un prolifico agrumeto, si scorge un Ipogeo, avente al suo interno delle aperture tamponate con malta e pietre tufacee (probabilmente una vecchia condotta poi riutilizzata come tomba/santuario, probabile età del bronzo e riutilizzo di epoca bizantina).
Percorrendo la Strada Comunale Fontanazza, si procede sul lungo argine del Torrente Bagheria dove s'impone uno dei più antichi Mulini di Monforte, il Mulino Bottesco ( non si ha per certa la data di edificazione), ma venne utilizzato fino in epoche recenti (anni '60-'70), particolare e suggestivo per la sua ubicazione e complessità strutturale, ormai in rovina, con alcuni cimeli e piccoli resti della macina, delle gallerie sotterranee per il passaggio delle acque e delle abitazioni padronali, cui conservano ancora mobili e averi delle famiglie.
Sempre percorrendo il lungotorrente, viene rivisitato uno dei luoghi sicuramente più suggestivi, non ha un nome o un identificazione precisa, però la sua posizione e i ruderi rimasti aprono suggestive impressioni che un tempo, probabilmente, vi era un imponente e importante luogo di culto o pubblica utilità. Tra i rovi che hanno coperto i resti e la mano dell'uomo che in passato ha modificato l'assetto strutturale, stravolgendo in parte con nuove opere l'originaria fattezza dell'edificio, si può percepire la costituzione di una sorta di periptero, tramite delle colonne in pietra e calce (di 69cm di diametro), rivestite in epoca successiva, sorrette da consistenti basamenti squadrati, se ne possono definire tre, delle quali, una completamente spostata dalla sua posizione principale e ruotata rispetto l'asse con le altre due, a causa di uno smottamento franoso, sullo stesso lato  per la stessa causa, ricoperta quasi interamente dall'effetto franoso, che avrebbe fatto cedere l'imponente colonna di cui si possono apprezzare i resti fratturati, distesi sul terreno, l'ultima colonna con il basamento e invece ormai preda della vegetazione, pero' si puo' apprezzare bene il basamento e quel che resta della parte inferiore. Nel terreno, scovando , si possono rinvenire alcuni consistenti blocchi ( alcuni squadrati ed alcuni ricurvi) in materiale lapideo, oggi riutilizzati come "armacia" o tamponature, ma di certo secoli fa potevano essere di ben altro utilizzo viste le dimensioni e le 
forme particolari. Tracce di un tempio?
 
La prossima ricognizione verrà effettuata Sabato 18 Gennaio, alla ricerca sempre di enigmi e luoghi suggestivi nei territori del Val Demone.
 
Ricerche nel Val Demone