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La prossima ricognizione del gruppo Ricerche nel Val Demone avverrà sabato 11 gennaio. Appuntamento alle ore 8,00 presso la chiesa madre di Monforte San Giorgio (Piazza IV Novembre).

BREVI CENNI SUL TEMPIO DI DIANA FACELLINA E SULLE RICERCHE IN CORSO 
Il culto di Diana Facellina è legato alle vicende di Oreste, figlio di Agamennone e Clitemnestra. 
Secondo un mito molto noto, tramandato anche da Euripide (“Ifigenia in Aulide” e “Ifigenia in Tauride”), Oreste, per espiare la colpa di aver ucciso la madre Clitemnestra, ricevette dall’oracolo l’ordine di recarsi nella Tauride (terra di barbari comandati da Toante) e di recuperare una statua di Artemide (nome greco di Diana). 
La statua di Artemide/Diana Facelitis, trafugata da Oreste, fu segnalata in passato in numerosi siti (Micene, Rodi, Braurone, Susa, Sparta, ecc.). 
Alcune fonti ed autori vogliono però che il simulacro della dea fosse stato definitivamente condotto in Sicilia.
Gaio Lucilio, nel II secolo a.C. (1), descrivendo un viaggio fino allo stretto di Messina, riferiva la presenza di templi dedicati a Diana Facellina («Vedrai ciò che prima avevi spesso desiderato: lo stretto di Messina e le mura di Reggio, poi le Lipari e i templi di Diana Facellina»).
Silio Italico, nel I secolo d.C. (2), narrando le guerre puniche combattute dai Romani contro i Cartaginesi, riferiva che questi ultimi ebbero mille soldati anche dal luogo siciliano in cui aveva sede la dea Toantea Facellina e aiuti da una località detta «Naulocha» («L’altra popolazione sicana aveva aderito ai desideri degli Elisi: mille ne diede Agatirno, Stromboli soffiata dagli austri, mille la sede della dea Tontea Facellina. Con numero triplice venne la fertile Palermo …. Non stette inerte Erbesso, né Nauloca rifiutò il pericolo»). 
Le informazioni fornite da Silio Italico inducono a ritenere che il tempio in cui era stata collocata la statua di Diana sottratta da Oreste a Toante, era sito nei pressi di un luogo abitato (sicuramente della Sicilia orientale, seguendo l'elenco dei centri menzionati) che forniva un contingente di mille soldati ai Cartaginesi, allo stesso modo di «Strongylos» (Stromboli) e «Agathyrna».
Vibio Sequestre, nel IV-V secolo d.C. (3), descriveva l'esistenza di un tempio di Diana nei pressi di Peloride (capo Peloro-Messina), delimitato da un fiume detto Fetelino («Fetelino, presso Peloride, confine al tempio di Diana»). 
La presenza di una località detta «Dianae» (4), posta come tappa intermedia del tragitto che univa Messina a Tindari («Messina-Diana-Tindari»), fu inoltre rilevata in antichi percorsi divulgati dall’Anonimo Ravennate (VII-VIII sec. d.C.) e da Guido (IX sec. d.C.). 
Collegando tra di loro queste fonti, come ormai accettato da molti studiosi, si evince che nell’area messinese (Peloride), a circa metà strada tra Messina e Tindari, fosse stato un tempo presente un tempio, sede della dea Toantea Facellina (ricordo della statua sottratta da Oreste a Toante), posto a ridosso di un fiume (Fetellino) e di un centro tale da fornire mille soldati nelle guerre puniche.
Il luogo abitato descritto da Silio Italico fu inoltre collegato da alcuni studiosi e storici alla piccola cittadina di Artemisio (Artemide = nome greco di Diana), menzionata a est di Milazzo in occasione della battaglia del Nauloco (36 a.C.) da Dione Cassio (5) e da Appiano («e Cesare si impadronì di queste, di Milazzo e dell'Artemisio, una piccola cittadina nella quale dicono vi fossero le vacche del Sole ed avvenisse il sonno di Odisseo») nel II secolo d. C. (6).
Nonostante numerose tesi avanzate nei secoli da studiosi e storici, non sono mai state rinvenute evidenze tali da potere stabilire con certezza le ubicazioni del tempio di Diana, dell'Artemisio e del fiume Fetelino.
Le ricerche attualmente in corso (che saranno oggetto di una pubblicazione) mirano ad indagare in tal senso la vasta area compresa tra i torrenti Tarantonio e Mela.

NOTE
1) C. Lucilii Saturarum reliquiae edidit, auxit, emendavit Fr. Dor. Gerlach, Turici, sumptibus Meyer et Zeller, 1846, p. 11; C. Saporetti, Diana Facellina – un mistero siciliano, Editrice Pungitopo, Patti, 2008, p. 15.
2) Caii Silii Italici Punicorum Libri XVII ad optimorum Fidem accurate editi, , Lipsia, sumptibus et typis Car. Tauchnitii1834, p. 299; C. Saporetti, Diana Facellina, cit., p. 16.
3) J. J. Orbelinus, Vibius Sequester de fluminibus, fontibus, lacubus, nemoribus, paludibus, montibus, gentibus quorum apud poetas mentio fit, apud Amandum König, 1778, p. 16; C. Saporetti, Diana Facellina, cit., p. 17.
4) C. Saporetti, Diana Facellina, cit., p. 17.
5) Cassii Dionis Cocceiani Historiae Romanae quae supersunt, Lipsia, ex officina Car. Tauchnitii, II, 1818, p. 361; C. Saporetti, Diana Facellina, cit., p. 28.
6) C. Saporetti, Diana Facellina, cit., p. 24.