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Quanto accaduto all'hotel Rigopiano, travolto da una valanga nei giorni scorsi (Leggi qui), ha innalzato i livelli di allerta in tutta Italia. Anche sull'Etna sono state fatte numerose raccomandazioni alla prudenza, soprattutto a sciatori ed escursionisti: a correre il pericolo maggiore sono quanti si avventurano fuoripista, alla ricerca di luoghi e panorami incontaminati. Secondo quanto riportato da La Sicilia, "il rischio di valanghe o slavine sul Vulcano più alto d’Europa non è poi così remoto".

Ecco cosa si legge:

Certo, è d’obbligo fare chiarezza: gli hotel e le strutture ricettive da entrambi i versanti sembrano lontani dal rischio di valanghe o slavine, ma in cima alla montagna, dove la vegetazione sparisce, è bene usare molta prudenza.

“Gli amanti della montagna sappiano – afferma Francesco Del Campo, presidente regionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino – che anche sulla nostra Etna sono possibili distacchi del manto nevoso tali da configurare vere e proprie slavine anche se, spesso, di dimensioni contenute. Pendenza critica del pendio, altezza del manto nevoso, cornici di neve trasportata dal vento, accumuli di neve su fondo ghiacciato, temperatura e particolari condizioni meteo sono tutte condizioni i che con effetto sommatorio, possono realizzarsi anche sull’Etna e creare le condizioni favorevoli a distacchi spontanei o provocati da sovraccarico per il passaggio di sciatori o ciaspolatori”.

Del Campo ha inoltre aggiunto: "Raccomandiamo a freerider, sci alpinisti e ciaspolatori di avventurarsi sugli affascinanti pendii della nostra “montagna” con le necessarie conoscenze e competenze per la frequentazione della montagna invernale. E’ importante – ribadisce – munirsi della dotazione di autosoccorso (Artva, pala e sonda), di studiare attentamente il percorso ed eventuali vie di fuga, di consultare le previsioni meteorologiche e i bollettini neve/valanghe, di lasciare detto a qualcuno dove si va e gli orari di rientro, di valutare durante tutto il percorso della gita le condizioni locali del terreno e dell’innevamento, ricordando che, spesso, saper rinunciare salva la vita".