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dsaLando Buzzanca, nome d'arte di Gerlando Buzzanca (Palermo, 25 agosto 1935), è un attore siciliano.

Biografia

Compie i suoi studi a Palermo e a 17 anni parte alla volta di Roma, dove, mentre frequenta corsi di recitazione all'Accademia Sharoff (di cui è divenuto poi presidente onorario), si adatta a lavori precari prima di realizzare il sogno di intraprendere la carriera dell'attore, dapprima in ambito teatrale e poi per il cinema.

Dopo alcuni film girati come comparsa, tra cui Ben-Hur, in cui interpretava uno degli schiavi della galea in cui è costretto Ben-Hur, il debutto ufficiale arriva nel 1961 con Pietro Germi, che lo sceglie per il ruolo di Rosario Mulè in Divorzio all'italiana, e successivamente per la grottesca figura di Antonio, il fratello della protagonista, in Sedotta e abbandonata.

La scelta dei successivi copioni non sarà sempre fortunata, e Lando si troverà spesso ad interpretare ruoli stereotipati di maschio siciliano, perennemente assatanato ma un po' tonto, e la critica cinematografica lo relega alla schiera dei caratteristi e degli interpreti del cinema di serie B, con l'eccezione del ruolo di protagonista nel brancatiano Don Giovanni in Sicilia (1967), di Alberto Lattuada.

Lando Buzzanca (secondo da sin.) negli anni cinquanta con Aldo Rendine, al centro con la pipa, fra gli allievi dell'Accademia Sharoff di Roma.Anche se la critica continua a non essere benevola, la sua vena comica e la sua recitazione spontanea incontrano un vasto consenso di pubblico. Nel 1970 interpreta in televisione Signore e signora, in coppia con Delia Scala, una divertentissima carrellata di personaggi e situazioni incentrate sul tema del matrimonio e della vita di coppia, che riscuote enorme successo. La sua battuta "mi vien che ridere" rimarrà un tormentone ricordato e ripetuto dal pubblico per anni.

Anche sull'onda del grande consenso televisivo i suoi film cominciano a riscuotere un rilevante successo commerciale. La vera svolta arriva quindi con Il merlo maschio, commedia erotica all'italiana del 1971 diretta da Pasquale Festa Campanile. È con questa pellicola, nel ruolo di un colletto bianco che sfoga le proprie frustrazioni facendosi prendere dalla smania di esporre pubblicamente le grazie intime della moglie, che Buzzanca perviene alla notorietà internazionale al fianco di Laura Antonelli, anch'ella al primo ruolo di rilievo. Negli anni seguenti Buzzanca si trova così a recitare al fianco delle più belle attrici del momento: da Claudia Cardinale a Catherine Spaak, da Barbara Bouchet a Senta Berger per finire con Joan Collins.

Forte del suo successo commerciale, Buzzanca comincia anche a scegliere da solo i ruoli da interpretare: sue sono ad esempio le idee di film come L'arbitro, Il sindacalista e Nonostante le apparenze… e purché la nazione non lo sappia… All'onorevole piacciono le donne, in cui tratteggia gustose parodie di personaggi realmente esistenti e facilmente riconoscibili.

Qualche giornalista in vena di burle lo definisce, dal titolo di un suo fortunato film, un Homo Eroticus: un essere a metà strada tra Homo erectus e Homo sapiens, a rischio di estinzione negli anni settanta, per la dura contrapposizione con il femminismo. Oggi, anche se molto meno visibile, rappresenta un tipo italiano ancora molto diffuso.

Buzzanca, a sinistra, con Aldo Puglisi, in Sedotta e abbandonata (1964) di Pietro Germi.A metà degli anni settanta cala l'interesse per questo tipo di personaggio e, inevitabilmente, diminuiscono gli impegni cinematografici di Buzzanca, che non si piega alla svolta "scollacciata" della commedia erotica all'italiana, rifiutandosi di comparire nelle pellicole che renderanno famosi personaggi quali Alvaro Vitali ed Edwige Fenech, Gloria Guida e Gianfranco D'Angelo, preferendo lavorare in radio, dove per qualche anno sarà protagonista di Gran varietà con il grottesco "Buzzanco", erede del personaggio televisivo inventato per la serie Signore e signora.

Dopo alcuni anni di attività in teatro, torna nel 2005 alla tv con una fiction intitolata Mio figlio, diretta da Luciano Odorisio, nel ruolo del padre di un ragazzo omosessuale (Giovanni Scifoni). La fiction ottiene uno straordinario successo di pubblico e ispirerà una serie andata in onda nel 2010, anno in cui è in onda anche con le miniserie Lo scandalo della Banca Romana e Capri 3.

Bisogna riconoscere come la sua popolarità sia stata maggiore all'estero che in patria, difatti in Paesi come Francia, Giappone, Grecia, Israele, Spagna e Svizzera, l'attore palermitano è considerato una simpatica icona di uno stereotipo internazionale dell'italiano provinciale, elegante, virile, furbetto ma non troppo, che non riesce a costruire alcunché di concreto.

Sono note le sue simpatie per la destra, e lui spesso si è detto boicottato da produttori e registi di sinistra per questo. Tuttavia, proprio in occasione della messa in onda della fiction Mio figlio, nella quale veniva trattato il tema dell'omosessualità, l'attore è stato oggetto di critiche da parte di diversi esponenti di centro destra.

Fonte Wikipedia