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Sikelia era una delle themata (circoscrizioni) dell’Impero Bizantino in cui fu suddivisa l’Italia, e racchiudeva l’intera Isola.
L’altro era il Longobardia, e rappresentava la zona della Calabria, l’area di Napoli, e la Puglia.

Gli diede vita Giustiniano II (685-695; 705-711) e comprendeva le divisioni amministrative della Provincia lilibetana a Ovest e della Provincia siracusana a Est. Tra il 663 e il 668, l’Imperatore d’Oriente trasferisce la capitale dell’Impero da Costantinopoli a Siracusa, un atto che anziché apportare benefici, disgregò il dominio bizantino di Costante II; l’imperatore venne ucciso da una congiura nel 668. A questo punto, a Siracusa prese posto Mecezio, mentre a Costantinopoli il figlio di Costante II, Costantino IV. Con il ripristino di una nuova generazione, Sikelia si dichiara indipendente e così vi rimase fino all’827, anno dell’invasione dei Saraceni ad opera di Eufemio di Messina, turmarca della flotta siculo-bizantina, inaugurata con lo sbarco delle 70 navi presso Mazara, che occuparono tutta la metà corrispondente dell’Isola.

Nel X secolo, Sikelia era il ventitreesimo thema dell’Impero Bizantino, con capoluogo Rometta, oggi in provincia di Messina. Vi era a capo lo strategos, generale militare che non riceveva uno stipendio bensì una parte di tasse. Nel 902, con la caduta di Taormina sotto il dominio saraceno, all’Impero di Bisanzio non rimase che Rometta, la cui caduta si colloca intorno al 965.
Nel 1038 il generale bizantino Giorgio Maniace appronta un tentativo di riconquista: venne mandato dall’Imperatore Michele IV il Paflagone a Siracusa. Maniace, partì dal thema di Calabria, e in particolar modo dalla capitale, Reggio, con una truppa di Normanni, comandati da Guglielmo Braccio di Ferro, e di esuli Longobardi, comandati dal noto generale Arduino. Maniace fu il primo condottiero a liberare Siracusa dagli Arabi, prima dell’arrivo della dinastia sveva; a testimonianza della conquista, rimane in Siracusa Castello Maniace, un fortilizio federiciano costruito probabilmente sulle vestigia di ‘Torre Maniace’, presso l’Isola di Ortigia. Qui, il generale ivi condusse i due arieti in bronzo (oggi reperto archeologico del Museo Regionale “Antonio Salinas” di Palermo), posti ai lati dell’ingresso, mentre a Costantinopoli recò le spoglie di Santa Lucia. Allo stesso si attribuisce anche il furto delle reliquie di Sant’Agata, avvenuto nello stesso periodo. Una leggenda vuole che mentre Maniace si approntava per ripartire, una violenta tempesta lo costrinse al rientro in porto; lasciò le reliquie in custodia in una chiesetta sulla costa. La stessa fonte riporta che Maniace tentò anche di assaltare Malta.

Tra Randazzo e il paese di Troina Maniace, che porta il suo nome, sorge invece il monastero di Santa Maria di Maniace, a testimonianza della sconfitta, avvenuta per sua mano, delle truppe musulmane di Abdallah, nel 1040. La spedizione termina in ritirata quando, dopo una serie di rivolte avvenute all’interno delle fila del suo esercito, Maniace giunse in Puglia, e poi da lì, a Costantinopoli, presso cui venne richiamato per essere incarcerato, per via delle accuse di tradimento fatte dal rivale Stefano il Calafato, che avevano provocato le lotte intestine e messo in fuga Abdallah; lasciando così sguarniti i themata.
Nel corpo di spedizione di Maniace era presente Guglielmo Braccio di Ferro, normanno, il quale riferì in Patria delle bellezze della terra di Sicilia. Fu così, che Guglielmo diede il via alla conquista normanna dell’Isola, messa appunto da Ruggero il Guiscardo, sotto l’egida del fratello Roberto, nel 1061, con lo sbarco a Messina.

Autore | Enrica Bartalotta