Categorie Miti e leggende

Siracusa – Da Archimede alla fonte Aretusa

Avevo detto che questa settimana l’avrei dedicata alle leggende greche in Sicilia e così farò, niente arabi, lo prometto, e niente cavalieri biondi con gli occhi azzurri e capelli al vento attorniati da alone di mistero

Solamente Greci, brutti, barbuti e per la gioia dei nostri occhi, con qualche muscoletto…

Quando si parla di Greci in Sicilia viene subito in mente la città di Agrigento con i suoi bellissimi templi, ma quella più caratteristica, quella dove respiri realmente la storia greca, a mio avviso, è Siracusa.

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Siracusa è stata l’ultima grande città siciliana che ha resistito alla colonizzazione degli arabi. E’ caduta dopo circa cinquanta anni di insediamento. Di rilevante interesse è il teatro greco (vale la pena andare a vedere le tragedie che ogni anno vengono rappresentate in maniera egregia dall’istituto nazionale del dramma antico di Siracusa), l’orecchio di Dionisio, la stupenda Cattedrale, che, come specificato nella sezione “forse non tutti sanno che…” è stata la prima chiesa cristiana in Europa…

Fu ed è la patria di un sacco di talenti che hanno fatto storia, come Teocrito, Elio Vittorini, Santa Lucia, il Papa Stefano III, Tommaso Gargallo e, aimè, la nostra cara Prestigiacomo.

Ma il personaggio più importante…el mejo del mejo…è il matematico ed inventore Archimede.

Breve storia di Archimede:

Archimede, nasce a Siracusa nel 287 a.C. Studia probabilmente ad Alessandria d’Egitto ma poi, in età adulta decide di andare in America a trovare fortuna. E’ proprio in California che trova lavoro presso la Walt Disney Corporation.

Inizialmente attore da quattro soldi, fa fatica a vivere con la vendita delle sue invenzioni, ma l’incontro con Disney cambia la sua vita.

Inizia a lavorare in un set cinematografico ma il culmine del successo lo raggiunge esprimendo il proprio estro creativo nei giornaletti di Topolino, dove, assieme al suo fidatissimo amico Edi, inventano varie cose tra le quali l’attrezzatura di Paperinik.

S’imbatte nella droga, nella prostituzione e nell’alcol ma, consapevole che questa vita non può durare per sempre decide di ritornare alla patria d’origine…

…Oppsss, scusate, mi sono lasciata prendere dall’euforia…
Finito di raccontare cavolate passo alla parte seria e “reale” della storia…

La grandezza del genio di Archimede ha ispirato numerose leggende sulla sua vita e perfino sulla sua morte. Una delle leggende più diffuse, ad esempio, racconta che il “principio di Archimede” fu scoperto dall’eclettico scienziato mentre faceva il bagno in una vasca e che, per l’eccitazione della scoperta, egli si sia slanciato correndo nudo fuori dalla sua abitazione e gridando “Eureka!” (Ho trovato!).

C’è chi dice che la storia è diversa, ma chi lo saprà mai.

Parlando del principio di Archimede mi viene in mente una cosa carina che ha raccontato una sera Maurizio Crozza durante il suo spettacolo al teatro di Verdura a Palermo.
Secondo il principio di Archimede un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato.

Secondo il principio di Crozza un corpo immerso nell’acqua…si lava; due corpi…godono; tre corpi…è orgia!!!

Ma ritornando alle cose serie (perché oggi non riesco a concentrarmi e divago?)…

Archimede è anche quello delle leve, quello del “datemi un punto di appoggio, e io vi solleverò il mondo” , è quello che costruì spettacolari planetari in cui i movimenti dei corpi celesti erano simulati con sfere mosse da congegni meccanici, ed è lo stesso che durante l’assedio romano (parrebbe che i romani volevano Siracusa poiché utile per la guerra contro Cartagine perché posizionata in un punto strategico) ha creato catapulte particolari, bracci meccanici che permettevano di rovesciare le navi nemiche e fece anche di più, creò i famosi specchi ustori, con cui mandava a fuoco le navi romane e terrorizzava i nemici abbagliandoli.

Siracusa non solo è patria di grandi personaggi, è anche patria di bellissime leggende, tra le quali una famosissima che ha dato vita alla fonte più importante di Ortigia, quella dove ancora oggi in Europa i papiri nascono spontaneamente: la fonte Aretusa.

Ma chi è Aretusa, e perché una fonte porta il suo nome?

In una magnifica regione della Grecia, l’Arcadia, viveva un cacciatore di nome Alfeo (al solito sono tutti belli, neanche a dirlo).

Alfeo adorava cacciare ed era così dedito a questa attività che non guardava le donne e non s’innamorava mai. Ma Afrodite, la dea della bellezza e dell’amore (i romani la chiamavano Venere) , indignata da tale comportamento tentò Alfeo in tutti i modi, con le più belle e sensuali ragazze, ma il giovane cantava e cacciava e non provava alcuna attrazione.
Un giorno la povera Afrodite, scoraggiata da questo comportamento, andò dal figlio alato Eros (o Cupido per i latini) rimproverandolo perché trascurava il regno della madre. Afrodite raccontò che un giovane cacciatore stimato e temuto, figlio di Dei, disprezzava le sacerdotesse dell’amore, non le degnava di uno sguardo permettendo che soffrissero mentre lui godeva.
Eros, colpito dalle lacrime della madre fu pronto ad aiutarla e mentre le stelle della notte brillavano nel cielo (mi piace questa frase, poco originale ma d’effetto), Eros entrò nel luogo dove dormiva Alfeo, gli andò nel sonno e lo incoraggiò a fare la mattina seguente una battuta di caccia a Siracusa, esattamente ad Ortigia (un isolotto posto accanto alla città) dove vi era selvaggina in abbondanza e lo aspettava una grande sorpresa…
Alfeo si svegliò e partì per la Sicilia dove effettivamente vi era una grande varietà di animali e tra i tanti vide una quaglia dalle penne d’oro e dalle zampette d’oro. Stupito ed attratto da quell’animale, Alfeo fece partire una freccia verso la quaglia e l’uccello si trasformò in una creatura stupenda, nuda e seducente di nome Aretusa, ninfa di Artemide (o Diana, Dea della caccia), una delle dilette più caste che esistevano in circolazione. Aretusa allora incitò Alfeo a scappare perchè l’ira della Dea l’avrebbe colpito.

Ma Alfeo ormai era cotto ed anche Aretusa non scherzava!
Innamorandosi del cacciatore stava sfidando l’ira di Artemide. Non sapendo se scegliere il cuore o la ragione iniziò a correre velocemente ed il giovane la seguì fino a quando, nel momento in cui stava per abbracciarla, Aretusa invocò la dea della caccia e venne trasformata in fonte di acqua cristallina.
Alfeo, preso dallo sgomento, chiese al padre se potesse trasformarlo in fiume, e così avvenne…

In questo modo Alfeo iniziò a gettare le sue acque nella fontana della sua amata.

Di Alessandra Cancarè  – Foto di Franck Simonka

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Staff Siciliafan