Il Duomo di Cefalù sarebbe sorto per volere di Ruggero II, il quale si dice fosse riuscito a scampare a una tempesta, e che, per ringraziamento e devozione, volle edificare un Santuario, in onore del Santissimo Salvatore.
Le vicende travagliate legate alla sua costruzione, i diversi rimaneggiamenti e la struttura del Duomo, farebbero invece pensare che l’edificio era nato a scopo difensivo nel 1131, e consacrato poi nel 1267. La Matrice, che incombe sulla nota spiaggia della cittadina, è sorta su un ampio sagrato a terrazza, che aveva funzione di cimitero; esso venne realizzato con terra di Gerusalemme, nota per essere in grado di mummificare, molto velocemente, i cadaveri sepolti sotto la sua superficie.
La possente facciata, del 1240, impreziosita da un portale in marmo, è preceduta spazialmente da un porticato del Quattrocento di Ambrogio da Como; l’opera poggia su due archi ogivali e un arco a tutto sesto, sorretti da quattro colonne. Così come del Quattrocento, sono le cuspidi piramidali che completano le torri che inquadrano la facciata: una, a pianta quadrata con merli a forma di fiammelle, rappresenta la mitria papale e il potere della Chiesa, mentre l'altra, a pianta ottagonale e con merli ghibellini, la Corona Reale e il potere temporale.
Precedenti alla facciata e alle torri, sono i mosaici in oro degli absidi, che decorano anche circa metà delle pareti laterali. I lavori furono iniziati nel 1170 e completati in alcune aree del presbiterio, nel Seicento. Al centro dell’abside centrale, svetta la figura del Cristo Pantocreatore, e, al centro del registro inferiore, la Vergine orante scortata dai quattro Arcangeli; nei registri laterali e inferiori, campeggiano i medaglioni con le figure di personaggi religiosi, accompagnati da scritte in greco o latino: tra cui apostoli ed evangelisti, santi e profeti, sacerdoti, cherubini e serafini, realizzati direttamente da maestranze bizantine di Costantinopoli. Nello stesso periodo, furono realizzati i sarcofagi in porfido, voluti da Ruggero II per la sepoltura di sua moglie e della propria; i sarcofagi furono fatti in seguito trasferire da Federico II di Svevia, nella Cattedrale di Palermo.
Gli absidi laterali, decorati da archetti incrociati e mensoloni scolpiti, raffigurano maschere, teste d’animali e figure umane colte in posizioni contorte, databili tra il 1215 e il 1223.
L’interno della Matrice presenta una pianta a croce latina, divisa in tre navate da due file di colonne in granito rosa e marmo cipollino, con basi e capitelli del II secolo d.C. Due grandi capitelli figurati reggono l’arco trionfale, e sono probabilmente stati prodotti da una bottega pugliese nel corso della metà del XII secolo.
Notevoli anche le bellezze di ulteriori epoche, pittoriche e scultoree, conservate all’interno della Matrice.
Primo fra tutti il dipinto “Urbano V”, della fine del XIV secolo, che ritroviamo su una colonna della navata di sinistra, o il "Madonna in trono", del XV secolo, che decora il braccio sinistro del transetto. Il fonte battesimale, in calcare a lumachelle, è ornato con quattro leoncini scolpiti risalenti al XII secolo. Presso il Duomo è custodita inoltre una statua marmorea di "Madonna" commissionata alla bottega di Antonello Gagini, nel 1533. Si conservano inoltre ancora due organi dipinti del Settecento, e una croce lignea dipinta, opera di Guglielmo da Pesaro, del 1468 circa. Presso la cappella del Santissimo Sacramento è custodito un altare in argento del XVIII secolo, opera di artigiani palermitani.
Di pianta rettangolare è il chiostro, che sorge a ridosso del fianco settentrionale della Cattedrale, ad una quota più bassa di 3,40 metri dal piano del calpestio del transetto. Dell'originaria struttura, sono arrivate a noi intatte, solo le corsie Sud ed Ovest. Tuttavia, le archeggiature in muratura del lato Ovest sono frutto di una ricostruzione stilistica dei primi anni del Novecento. Il chiostro rappresenta una delle più considerevoli testimonianze artistiche del Medioevo siciliano: con il suo ciclo di capitelli figurati che sormontano le colonnine binate. Fu finito di restaurare nel 2003, dalla Provincia regionale di Palermo, ed è oggi fruibile ai visitatori.
L’edificio della cattedrale non venne mai completato secondo quello che era il progetto iniziale; un ambulacro, ricavato nello spessore del muro, la medesima copertura in muratura, e i tre tetti sovrastanti, testimoniano la deviazione dall’originario percorso, essendo di secoli e tecniche costruttive differenti. All’interno, le diverse opere, i rimaneggiamenti e i completamenti risalenti a epoche diverse, ne confermano rettifica e mutamento.
Autore | Enrica Bartalotta