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01Molto sentito in Sicilia è il culto dei Santi, che qui si dice possano essere annoverati tra i più numerosi dell’intera Penisola.

Molti sono ancora venerati con immensi festeggiamenti, che culminano con le processioni dei simulacri disposti su fercoli lignei originari del Cinquecento o del Settecento, portati a spalla, per le vie dei paesi e delle città dai fedeli, a volte scalzi. Altre manifestazioni sono legate alla rappresentazione dell’evento a cui fa riferimento l’inizio del culto, spesso attraverso spettacoli pittoreschi messi in scena da figuranti cittadini.

Quale che sia il rito, è importante ricordare come la chiesa di Sicilia partecipò molto ai passaggi e alle devozioni che costruirono la Chiesa Cristiana.
Diversi furono i vescovi di Sicilia beatificati. I primi due furono inviati da San Pietro, mentre si trovava ancora in Antiochia, e sono San Marziano di Siracusa e San Pancrazio, che si trovava a capo della Diocesi di Taormina. Dopo il suo arrivo a Roma, San Pietro inviò sull’Isola anche San Berillo, a coprire la zona d’intendenza di Catania.

Inoltre, vi sono anche chiare testimonianze che lo stesso San Paolo fece tappa in Sicilia (sbarcò a Siracusa), durante il suo viaggio verso Roma.
L'anno 90 segna il primo trionfo della Chiesa Romana di Sicilia; fu Taormina a nominare i primi protomartiri siciliani: San Esia e le Sante Zenaede e Susanna. Mentre ad Agrigento venne martirizzato il primo Vescovo: San Libertino. Numerosa è anche la schiera dei Vescovi santi. Il più noto è sicuramente San Pascasino di Lilibeo, il primo vescovo di cui si ha documentazione nella Diocesi. Egli, matematico e astronomo, è ricordato nella storia del Cristianesimo, in quanto scelto da Papa Leone Magno come suo legato al concilio di Calcedonia del 451; in quell’occasione venne fissata, in modo definitivo, la data della Pasqua.

Non meno celebre è San Gregorio II (591-630), monaco agrigentino, partecipò al Concilio Ecumenico di Costantinopoli e girò instancabile tutto l'Oriente in preghiera e pellegrinaggio. Astronomo, fisico e medico, dopo aver operato molte conversioni, tornò a Roma dove fu fatto vescovo della Diocesi agrigentina, e fondò parecchi collegi per l’istruzione delle donne del posto.

Occupano un posto particolare nella storia del Cristianesimo, i ‘cinque di Sicilia’.
Il palermitano San Agatone; benedettino del Monastero di S. Ermete, fu Pontefice a partire dal 27 giugno 678 al 10 gennaio 681, quando si dice raggiunse i 107 anni. Si rese famoso per aver organizzato il III Concilio di Costantinopoli e sottomise l’arcivescovo di Ravenna, Teodoro. È oggi patrono della città di Palermo.

Gli successe un altro siciliano, San Leone II, che pur nel suo breve pontificato, (dal 17 agosto 682 al 3 luglio 683), riuscì a pacificare la Diocesi di Ravenna. Introdusse inoltre il bacio di pace nella messa e il rito d'aspersione d'acqua benedetta. Fu probabilmente siciliano anche San Conone, morto nel 687, e il palermitano San Sergio I, che venne eletto Pontefice nel 768. L'ultimo siciliano a diventare Papa fu San Stefano IV, da Siracusa. Egli seppe far valere presso Desiderio, re dei Longobardi, i diritti del Papato violati.

Un'altra pagina, particolarmente ricca e numerosa, oltre che sentita nella devozione Cristiana, è sicuramente quella che riguarda le Sante Vergini.
Le due siciliane, Agata e Lucia, si spogliarono delle loro ricchezze e le distribuirono ai poveri. San Gregorio Magno, ammirato di tanta grandezza, fece comporre in loro onore la "Messa Gaudearnus ornnes in Domino". Parole che vennero inseguito adottate per l'Assunta e altre feste, e l'Oremus, che divenne poi il cantico per tutte le Vergini e Martiri.
Alle Sant’Agata (Patrona della città di Catania), che viene festeggiata tra il 3 e il 5 febbraio, in una grande festa che è un misto di fede religiosa e folklore, e Santa Lucia (Patrona di Siracusa), le cui spoglie sono custodite presso il santuario di San Geremia, a Venezia, si unisce Santa Rosalia, patrona di Palermo. Di famiglia regale, ella disprezzò lo sfarzo della corte di re Guglielmo, e fuggì per nascondersi in una grotta sita presso il Monte Pellegrino, ritratta da pittori di numerosi pittori di diverse epoche, e ancora oggi visitabile.

Alle tre sante, è doveroso associare altri santi: primo fra tutti, San Vito martire. Egli è il terzo dei Santi siciliani più conosciuti al mondo. Venerato come Patrono speciale della Boemia e della Sassonia, venerato anche in Lucania e presso la chiesa ortodossa serba e bulgara, a lui sono stati dedicati diversi santuari, anche in Italia, che dichiarano di conservare le sue reliquie.

La Chiesa in Sicilia conta pure, tra le Vergini e Martiri: Santa Eutalia da Lentini, Santa Ninfa da Palermo (i cui resti si trovano nella Cattedrale di Palermo, dal 1593), e Santa Teogonia da Mineo.
Tradizioni siciliane attestano inoltre l'esistenza di Santi eremiti anteriori a San Paolo, come i Santi Cleonico, Talleleo, Stratonico, Pellegrino e Neofito.

Nel VI secolo arrivarono in Sicilia i Benedettini (la madre di San Gregorio, loro fondatore, era siciliana), che si contraddistinsero per la fondazione di diversi monasteri. Famosi in quel periodo, furono gli abati Moriniano e Urbico.
Sotto la dominazione araba, il numero dei martiri aumentarono. A Tunisi subì il martirio la vergine palermitana Santa Oliva; a Galatea invece, Santa Venera, che fu uccisa dai suoi fratelli.
Fecero parte invece dell’ordine dei carmelitani, San Alberto di Erice, (beatificato nel 1454), San Nicola di Noto e Luigi Rabatà da Erice, nato verso la metà del 1400. Le sue spoglie sono conservate nella Chiesa Madre di Randazzo, ma alcune sue reliquie si trovano anche ad Erice e Trapani.

Non meno ricca di Santi fu la Sicilia durante la dominazione aragonese e castigliana, ma sono soprattutto gli ordini religiosi, sorti in quel periodo, ad aver dato nuova linfa alla chiesa Cristiana e alla cultura del tempo. In quel periodo nasce a Calatafimi, intorno al 1390, il Sacerdote Beato Arcangelo Placenza, fondatore nel 1430 del convento di S. Maria di Gesù, ad Alcamo.
Tra gli altri, si ricorda anche Padre Cherubino martire da Caltagirone, ucciso in Etiopia nel 1638, e il laico Benedetto da San Fratello, figlio di schiavi oriundi d'Etiopia, morì a Palermo nel 1587, ove godeva della fama di Santo.

I Gesuiti, diedero alla Chiesa dei grandi apostoli siciliani. Primo fra tutti, il Beato Gerolamo De Angelis da Enna, che subì il martirio in Giappone. Tra i Teatini si distinse il Beato Giuseppe Maria Tomasi, autore anche di numerosi libri ecclesiastici.
Uno dei Cappuccini Siciliani più famosi fu Padre Innocenzo Marcinò da Caltagirone, Generale dei Cappuccini morto nel 1655. Egli percorse l'Europa, con la fama di Santo, toccando molte corti del tempo.

Anche gli Ordini religiosi femminili siciliani, annoverano tra le loro fila numerose Sante. Prima fra tutte la Clarissa francescana Santa Lucia da Caltagirone, morta nel 1300. Seguita dalla non meno conosciuta Eustochia Smeralda Calafato, di Messina. Ancora oggi, a distanza di cinque secoli, le Clarisse pregano e vegliano attorno alla tomba che custodisce il corpo della Santa.

Degne di nomina sono anche la Beata Margherita Calascibetta da Piazza Armerina, suor Innocenza Rizzo da Trapani, Ludovica Piazza da Agira, Maddalena Battaglia da Termini Imerese, e la Beata Maria Schininà, fondatrice nel 1885 dell'Ordine delle Suore del Sacro Cuore.
Tra gli esponenti del Clero siciliano, citiamo Ignazio Capizzi, nato a Bronte il 20 settembre 1708; grande educatore, in paese vi è un monumento eretto in suo onore.
Un altro sacerdote della Chiesa Siciliana, è Padre Giacomo Cusmano, fondatore della Congregazione religiosa dei Bocconisti, vissuto nella seconda metà del 1800. E il Sacerdote Giambattista Scasso, nato a Palermo nel 1778. Di vita semplice e di carattere umile, grazie al suo lavoro di catechesi, Giambattista Scasso riuscì a organizzare opere di apostolato e di carità degne di ricordo.

Autore | Enrica Bartalotta