Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

01Lo Stretto di Messina è uno stretto canale d’acqua salata che collega il mar Jonio col mar Tirreno, e tiene divisa la Sicilia dal resto d’Italia.

Morfologicamente, è una sorta di imbuto, con il tratto più stretto, largo circa 3,2 chilometri, verso Nord. Il limite Nord si staglia nella linea immaginaria rappresentata da Capo Peloro, in Sicilia e Torre Cavallo in Calabria, mentre a Sud la zona di Punta Pellaro, in Calabria, può essere considerata la parte più estrema. Il profilo sottomarino dello stretto può essere paragonato a un monte, il cui culmine è nella ‘sella’ sita lungo la congiungente Ganzirri-Punta Pezzo. Nel mar Tirreno, il fondo marino digrada lentamente fino a raggiungere i 1.000 metri nell’area di Milazzo. Nella parte meridionale, invece, caratterizzata dal mar Ionio, il pendio è molto ripido, e a Punta Pellaro è possibile raggiungere anche i 2.000.

Caratteristica del settore Settentrionale dello Stretto, è l'ampia valle di Scilla, con una parte più profonda e ripida, che raggiunge circa i 200 metri. La valle comincia poi ad appiattirsi nei pressi del bacino di Palmi. Le pareti laterali della valle, profonde e scoscese, si innalzano bruscamente dando alla zona una forma a U. Un'ampia ed irregolare depressione, la valle di Messina, caratterizza invece la parte meridionale. Al di sotto dei 500 metri, la valle di Messina si stringe, divenendo più profonda, digradando verso un ripido canyon sottomarino (il canyon di Messina) che si protende fino alla piana batiale dello Ionio.


Il particolare regime delle correnti che caratterizzano le acque dello Stretto, ha alimentato il famoso mito greco di Scilla e Cariddi. In particolare, Scilla era una ninfa, figlia del dio Forco e di Ceto, mentre per Omero era figlia di Crateide. Fu trasformata in mostro dalla maga Circe, con piedi a muso di cane e gambe dal corpo serpentino. La ragazza fu oggetto dell’amore di Glauco, figlio di Poseidone, che si recò dalla maga Circe per chiederle una pozione d’amore che la facesse innamorare, ma Circe, che voleva il giovane tutto per sé, decise invece di trasformare la bella Scilla in un mostro. Terrorizzata, Scilla si gettò in mare, e andò a vivere nell’antro di fronte il nostro marino di Cariddi. Si pensa che Cariddi, figlia di Poseidone, dio del mare e di Gea, dea della terra, fosse un mostro vorace; venne dunque collocata in prossimità di Capo Peloro, dove l’incontro delle correnti forma particolari mulinelli.
I primi studi di carattere scientifico sulle correnti dello Stretto, si devono a Ribaud, vice-console di Messina, che nel 1825 pubblicò un compendio, definito il punto fermo sugli studi delle catene correntizie della zona, per quasi un secolo. A distanza di quasi un secolo dalle osservazioni di Ribaud, il regime delle correnti fu studiato, per la prima volta in grande dettaglio, dalle campagne di studio della Nave Marsigli della Marina Militare, svolte durante gli anni 1922 e 1923.

Le condizioni idrologiche dello stretto di Messina sono del tutto peculiari. L’intenso idrodinamismo e le caratteristiche chimiche delle acque, sono in grado di determinare uno straordinario ecosistema unico per presenza e ricchezza.
La bassa temperatura e l’abbondanza di sali di azoto e fosforo, determinano la disponibilità di una grande quantità di sostanza organica utilizzata dagli organismi, della flora e della fauna, che popolano la zona, con la prevalente distribuzione occidentale di aree di tipo ‘atlantico’. Infatti, sono numerose le specie, presenti solo nello Stretto, di origine prettamente atlantica, come le grandi alghe brune, raggruppate in forma di vere e proprie foreste sottomarine; crostacei e molluschi endemici, e ancora coralli, e particolari specie ittiche come il pesce san Pietro (avvistato in inverno), le cernie, i saraghi e i dentici.
Ma lo Stretto di Messina si trova anche su un’importante direttrice migratoria, punto fondamentale per il transito di numerose specie, quali l’aguglia imperiale, il tonno rosso e il pesce spada; ma anche di capodogli, delfini, balenottere e squali, e di varia e ricca fauna abissale.

Nel 1981, con la nascita di Stretto di Messina S.p.A., prese corpo l’idea del progetto del Ponte sullo Stretto, su iniziativa, del 1952, dell'Associazione dei Costruttori Italiani Acciaio (A.C.A.I.). Molte le controversie, soprattutto legate ai costi e all’effettiva fattibilità del Ponte, che si colloca in una zona a forte rischio sismico; le maggior preoccupazioni sono però collegate al progetto originario della campata unica, che porrebbe il ponte a rischio deformazione per i forti venti che caratterizzano la zona.
Se realizzata, l’opera ospiterebbe un tratto stradale e ferroviario, in grado non solo di collegare l’Isola alla terraferma, ma capace anche di permettere un maggiore e più rapido spostamento di persone, e merci. Molte le polemiche, che riguardano soprattutto le accuse di infiltrazioni mafiose nell’ambito dei lavori d’appalto, e dell’impatto ambientale del ponte sulla zona territoriale. Se venisse messo in essere, il Ponte di Messina porterebbe a quasi il doppio il primato mondiale di luce libera, attualmente nelle mani del ponte di Akashi Kaikyō (Giappone), dal 5 aprile 1998.

Autore | Enrica Bartalotta