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        Definirla una lite magari  sarà pure una forzatura da titolo giornalistico; ma di certo c’è che in questi giorni a Termini Imerese, messi da parte i tanti altri problemi che affliggono la città, non si fa altro che parlare di una fontana. Colpa o merito, a voi la scelta, di questo acceso dibattito che anima le giornate di tanti termitani è il set del nuovo film di Ficarra & Picone “L’ora legale” che  si sta girando nella cittadina del golfo. La scenografia infatti prevedeva  che al centro della principale piazza della città, ovvero Piazza Duomo, venisse realizzata una fontana; ed allora, detto fatto, ecco spuntare l’opera che già collocata, ha subito incontrato il favore della stragrande maggioranza dei cittadini ed ha finito col riportare al centro dell’attenzione le poco decorose condizioni di una piazza che, se pur bella, rimane priva di un qualsiasi elemento ornamentale, degno di tale nome, che ne possa esaltare ulteriormente l’aspetto; aspetto peraltro ancor più mortificato da una “ignobile” pavimentazione in asfalto. Il fatto è che ne Ficarra & Picone ne tantomeno lo scenografo potevano sapere, o forse si, che in quella piazza una bella fontana esisteva davvero e che la sua rimozione avvenuta nel lontano 1888 fu seguita da molte polemiche, ancora oggi non del tutto sopite. Di tale fontana ci da testimonianza lo storico termitano Don Vincenzo Solìto che in un testo dallo stesso pubblicato nel 1669 dal titolo  Termini Himerese posta in teatro” scrive che:  “….nel 1500 si fabricò con una spesa sontuosa nel mezzo della piazza di sopra incontro al palazzo della Città un bel fonte che buttava da quattro canali di bronzo acque cristalline…”. Ma perché tre secoli dopo i termitani decisero di abbattere tale fontana che era fondamentale sia come ornamento sia dal punto di vista architettonico visto l‘ampiezza della piazza stessa dove era collocata?

          Per spiegarvelo riporto quanto fu scritto in un articolo del Giornale di Sicilia del 21 febbraio 1991 a firma di Franco Amodeo; ovvero che essa venne dismessa con la motivazione che l’opera era di scarsa consistenza artistica e quasi di “pubblica inutilità” visto che nemmeno vi si poteva  attingere acqua in quanto chiusa da un cancello.

          In realtà, come riporta sempre lo stesso articolo, pare che la delibera del 26 settembre 1888 altro non fu che la conseguenza di una istanza, a firma di soli  48 cittadini; che si scoprì in seguito essere in gran parte soci della Casa di Compagnia del Piano del Duomo, oggi Circolo Margherita. Tante le illazioni che si fecero allora e che si fanno ancora oggi, sul reale motivo per cui venne richiesta la dismissione della fontana. Di certo c’è che in molti  la vorrebbero ricollocata al medesimo posto e qualcuno pensa già di farsi promotore di una petizione affinchè  l’intera area, ivi compreso il Belvedere, salotto buono della città, possa essere riqualificata e valorizzata come merita.    Se poi anche un set cinematografico oltre a dare una se pur modesta boccata di ossigeno alla asfittica economia di una città riesce a risvegliarne anche il gusto estetico ed il senso civico di tanti cittadini allora… Fiat et Gaudeamus !