Barbara Lombardo, moglie di Totò Schillaci, è stata ospite di Verissimo domenica 9 febbraio e, in questa occasione, ha ricordato il marito, morto lo scorso 18 settembre, all’età di 59 anni. L’eroe delle “notti magiche” di Italia ’90 ha combattuto a lungo contro un cancro al colon e la sua scomparsa è stata ed è un enorme dolore per la moglie: “Sono passati quattro mesi, ma il tempo non è mai abbastanza“, ha esordito. Quindi ha aggiunto: “Lui è stato il dono più grande che la vita abbia potuto farmi e la vita stessa me l’ha tolto. Era l’amore della mia vita e in questo momento non riesco a vedere un futuro senza di lui. Non riesco a camminare senza di lui. Ci conoscevamo da più di 20 anni ma non è stato amore a prima vista”.

Parlando a Verissimo, Lombardo ha ricordato tanti momenti della sua storia d’amore con Totò Schillaci: “Ci siamo conosciuti per caso in un locale a Palermo, io ero lì a festeggiare un addio al nubilato e lui era a cena con un amico. Ha voluto conoscermi perché vedeva in me una somiglianza con Anna Oxa e lui era un suo fan. In realtà, poi non ci siamo più rivisti. Però quando il destino vuole, ci mette lo zampino. Ci siamo rincontrati in una via di Palermo e mi ha invitato a prendere un caffè. Ci siamo scambiati i numeri di telefono e da lì è nata una grande amicizia. Lui era un po’ birichino, focoso. Io lo consideravo un latin lover, quindi ho fatto dieci passi indietro perché avevo paura di iniziare una relazione con lui e di soffrire”.
Quindi Barbara Lombardo ha aggiunto: “Per me è diventato un fratello, un amico, è stato sempre presente nella mia vita e io nella sua. Ha saputo della malattia di mia mamma, anche lei ha avuto un cancro al colon, e in ospedale le ha detto: ”Prima o poi tua figlia me la sposo”. Nel frattempo avevo avuto anche una storia importante da cui è nato mio figlio Alberto. Nel 2011 ci siamo ritrovati entrambi single. Totò ha iniziato a fare un corteggiamento sfrenato, mi mandava i fiori a casa, mi portava nei miei posti preferiti. Essendo stati amici prima, già sapeva cosa mi piaceva. A un certo punto, ho ceduto. Ho conosciuto un uomo umile, simpatico, ironico, un gentiluomo in grado di farti sentire amata”.
“Totò Schillaci era l’uomo del popolo”
Totò Schillaci era molto amato, anzitutto nella sua città: “Veniva chiamato il picciotto di Palermo perché era l’uomo del popolo, un uomo comune, semplice, si fermava a chiacchierare con tutti. Abbiamo visto migliaia e migliaia di persone in pellegrinaggio alla camera ardente per dargli l’ultimo saluto. Persone che sono rimaste lì ad aspettare dalle 7 del mattino alle 22.30. È stato un bellissimo omaggio da parte della mia città”.
Lombardo ha raccontato anche il calvario iniziato con la diagnosi, arrivata nel 2022 dopo una colonscopia: “Inizialmente il cancro era circoscritto, quindi i medici hanno subito fatto fare la radioterapia per ridurlo e successivamente lo hanno operato. Poi Totò ha fatto sei cicli di chemioterapia. Ha iniziato ad avere pensieri negativi, la paura di morire, di lasciarmi da sola. Aveva trovato l’amore della sua vita e la serenità sentimentale con me. Io cercavo di dargli la forza e il coraggio per affrontare la malattia. Gli dicevo: ”Se mamma ce l’ha fatta, possiamo farcela anche noi. Il nostro amore deve essere più forte della malattia”. Ad un certo punto sembrava guarito, i medici hanno detto che la malattia era regredita”.
È stato allora che è arrivata la proposta di Pechino Express: “Inizialmente Totò non voleva andare perché era molto depresso. Io ero l’unica persona che lo faceva stare bene. Gli ho detto: ”Dobbiamo andare perché dobbiamo riprenderci la nostra vita. Se non moriamo di cancro, moriamo di depressione”. Sono riuscita a convincerlo e, zaino in spalla, siamo partiti. Ci siamo goduti questo viaggio e lui non ha più pensato alla sua malattia. Tornati da ”Pechino Express”, da un esame di routine è uscito fuori che le cellule si erano inserite nella parte cervicale e il mondo ci è caduto nuovamente addosso. Siamo andati avanti con le solite terapie e stavolta Totò era un po’ più forte di prima”.
Da lì, purtroppo, c’è stato un peggioramento: “Ad agosto abbiamo deciso di fare tre giorni a Lipari. Voleva dare un saluto alla tomba di Franco Scoglio, ho capito che non riusciva più a respirare e che c’era qualcosa che non andava (…) Rientrati a Palermo, l’hanno ricoverato subito. Lui non voleva che lo lasciassi neanche un attimo. Ci siamo ricoverati il 3 settembre e il 18 lui è andato via. Il suo cuore ha continuato a battere oltre il limite, lui non voleva lasciarmi”.
Quindi ha concluso: “L’1 dicembre avrebbe compiuto 60 anni (…) Mi diceva che solo la morte ci avrebbe separati. Cosa mi direbbe oggi Totò? Di andare avanti e di sorridere come facevo prima perché lui era innamorato del mio sorriso. Cercherò di farlo per lui“.