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01Fanpage http://goo.gl/PnEgmx Museo Salinas di Palermo

Perché mai una “banale” tegola dovrebbe recare delle scritte?
Interessante scoprire che appartiene a una categoria di manufatti laterizi, impiegati nell’area agrigentina dal I al VI sec. d.C. e legati ad uno dei più fiorenti settori dell’economia isolana, quello dell’estrazione e commercializzazione dello zolfo, attivo fino alla metà del secolo scorso.
Il minerale grezzo, veicolato dai distretti minerari verso il porto di Agrigento, per essere da lì esportato, aveva in antico molteplici campi di applicazione: medico (per la preparazione di rimedi e unguenti), militare (per la produzione di armi), veterinario (per la preparazione di pomate), agricolo (come fitofarmaco nella viticoltura), tessile (per la disinfezione e lo sbiancamento di lane e tessuti), religioso (come incenso per purificare l’aria).
Le iscrizioni a rilievo in latino presenti su queste tegole, che servivano da stampi per la colatura dello zolfo fuso, consentivano la tracciabilità del prodotto, infatti fungevano da marchi di fabbrica con l’indicazione del nome del produttore e la rappresentazione di uno o più simboli non alfabetici identificativi dell’officina. 
Che l’attività estrattiva fosse monopolio dello Stato Romano è testimoniato anche dalla dicitura riportata su questo esemplare «EX PRAEDIS M. AURELI[O] COMMODIAN[O]», riferimento ai possedimenti dell’imperatore Commodo (180-191 d.C.); i simboli presenti sono un ramo tra due stelle ad otto punte e un caduceo (bastone sacro con due serpenti attorcigliati). 

In esposizione alla mostra "Del Museo di Palermo e del suo avvenire" – Il Salinas ricorda SALINAS" (1814-2014) 
Album mostra https://www.facebook.com/media/set/?set=a.710376915651106.1073741974.700986953256769&type=3

#museosalinas #agrigento #tegola