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Ieri ( 30 gennaio) a Trapani è stato ricordato il giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, assassinato dalla mafia il 25 gennaio del 1983 a Valderice in provincia di Trapani. Per l’occasione dodici barche a vela più un’imbarcazione con vela latina si sono sfidate in mare aperto per onorare la memoria del magistrato e prendere parte al 1° Trofeo nazionale Giangiacomo Ciaccio Montalto, organizzato dall’Associazione nazionale magistrati di Trapani, in collaborazione con la sezione trapanese della Lega navale italiana.

Il giudice Montalto  da sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, si era occupato di importantissime  inchieste, aveva la passione per il mare e per la vela. Il giudice Samuele Corso, presidente Anm Trapani e ideatore dell'iniziativa ha dichiarato: «Gli equipaggi hanno ingaggiato sfide avvincenti e dense di competitività e agonismo. Ancorché ci siano stati dei vincitori per categoria, tutti i partecipanti hanno vinto per la determinazione mostrata nell’affrontare il mare in pieno inverno allo scopo di mantenere viva la memoria di Giangiacomo Ciaccio Montalto. Ed è stato proprio il magistrato ucciso 35 anni fa a vincere su tutti». A vincere la competizione e aggiudicarsi il trofeo Blue Nose, il Diva 40 di Luigi Ciaravino, medico, armatore:  «Abbiamo regatato  per ricordare il magistrato Montalto e per affermare attraverso lo sport la cultura della legalità e della lotta alla mafia. Il buon vento che ha soffiato sulle vele delle barche che hanno gareggiato deve essere lo stesso che liberi la provincia di Trapani e l'intera Sicilia dal malaffare. Solo così onoreremo, fino in fondo, il giudice Montalto e tutti coloro che per affermare i principi democratici e la legalità hanno pagato con la vita». A classificarsi al secondo e terzo posto sono state, rispettivamente, le barche Aida, proveniente da Marsala, e Orion di Trapani.  Per la categoria minialtura , invece, primo posto per la barca Pirras, secondo per Freewind e terzo per Ferru. Premio extra per Santa Lucia, la vela latina proveniente da Castellammare del Golfo. 

Per onorare il giudice Montalto vittima della mafia, una settimana fa, era stata inaugurata anche l’opera murale realizzata dall’artista trapanese Massimiliano Errera. L’opera mostra l’immagine di un uomo che ha sacrificato la propria vita per lo Stato, la giustizia e la legalità. Il murale si trova nella sede della Lega navale di Trapani, all’ex Lazzaretto. 

Carriera di Giangiacomo Ciaccio Montalto

Negli anni '70 è stato pubblico ministero nel processo contro Michele Vinci, condannato per i delitti del cosiddetto "mostro di Marsala", che nella città siciliana aveva rapito, gettato in un pozzo e lasciato morire tre bambine, tra cui una nipote. Dal 1977 Ciaccio Montalto si trovò ad indagare sui mafiosi della provincia di Trapani e sui loro legami con il mondo imprenditoriale e bancario trapanese: le inchieste si basarono anche su indagini patrimoniali, ricostruendo il percorso del denaro sporco nelle banche di Trapani. A fine anni '70 il suo lavoro si concentrò sul clan dei Minore: Antonino detto "Totò", Calogero, Giuseppe e Giacomo. Sulla scrivania di Montalto finì, su sua richiesta, un dossier dei carabinieri in cui venivano riportate le attività del clan: omicidi, corruzione, spaccio di stupefacenti, traffico d'armi[4]. I Minore furono coinvolti in varie indagini come il finto sequestro dell'industriale Rodittis e il sequestro di Luigi Corleo. Il clan dei Minore era alleato dei corleonesi. Montalto fece riesumare perfino la salma di Giovanni Minore per verificare che fosse realmente morto d'infarto e si dice che quest'azione fu considerata blasfema dai Minore. Nel '79 Ciaccio Montalto chiese un mandato di cattura per traffico di materiale bellico per Antonino Minore che fuggì da Trapani per evitare di essere arrestato. Infine, nell'ottobre 1982, Ciaccio Montalto spiccò quaranta ordini di cattura per associazione mafiosa contro mafiosi e imprenditori della zona, che però furono tutti scarcerati per insufficienza di prove nel giro di qualche mese. Ciaccio Montalto ricevette delle minacce e una croce nera fatta con una bomboletta spray sul cofano della sua Volkswagen Golf. Montalto fino al 1982 visse con la moglie Marisa La Torre, anch'essa trapanese, e con le loro tre figlie Maria Irene, Elena e Silvia. Nel 2001 Marisa diverrà per alcuni mesi vicesindaco di Trapani. Deluso dallo scarso risultato delle sue inchieste, Ciaccio Montalto all'inizio degli anni '80 decise di chiedere il trasferimento a Firenze in Toscana.Tre settimane prima di essere ucciso, Ciaccio Montalto andò a Trento per incontrarsi con il procuratore Carlo Palermo al fine di scambiarsi informazioni riservate sull'inchiesta che riguardava il traffico di stupefacenti.Tuttavia nella notte del 25 gennaio 1983 alle 01:30 venne ucciso a Valderice da tre uomini armati di mitraglietta e due pistole calibro 38 mentre rientrava a casa, privo di scorta e a bordo della sua auto non blindata nonostante le minacce ricevute. I vicini non avvertirono le autorità perché sospettavano fossero spari legati ai cacciatori di frodo] e così il corpo esanime del magistrato venne ritrovato da un pastore alle 6:45. Ciaccio Montalto aveva quarantadue anni.

 

Fonte Repubblica Palermo.it