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Studio su vaso conservato al Museo Archeologico di Agrigento, “cosa usavano gli antichi greci”

I ricercatori, che stanno studiando un antico vaso greco risalente al 450–440 a.C., conservato in Sicilia, hanno identificato il probabile uso del gesso nel suo caratteristico sfondo bianco. Lo riporta ChemistryWorld.com.

Fino a oggi, si sapeva poco della composizione della sottoveste bianca usata in questi vasi rari, presenti nei rituali funebri delle classi più alte.

Il cratere del Perseo, esposto al Museo Archeologico Pietro Griffo di Agrigento, è un bell’esempio di vaso attico, dipinto con la tecnica del fondo bianco. Si è ricostruito che gli artisti applicavano una striscia bianca sull’intera superficie, consentendogli così di dipingere figure con contorni dettagliati e colori vivaci.

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Il team ha utilizzato la fluorescenza a raggi X (XRF) e altre tecniche per l’analisi del vaso. Nel dettaglio, i dati XRF hanno mostrato grandi quantità di calcio distribuite sull’intero vaso. Le tre probabili fonti considerate erano carbonato di calcio, caolinite (un gruppo minerale di silicati idrati di alluminio) e solfati di calcio, come il gesso.

Il software SmART_scan, utilizzando i dati XRF, ha prodotto mappe che indicavano la presenza simultanea di calcio e zolfo sull’intera area del fondo bianco, indicando che l’artista utilizzò il gesso come base per la barbottina bianca. Inoltre, è stata esclusa la presenza di caolinite o carbonato di calcio.

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Infine, oltre alla composizione del fondo bianco, i ricercatori hanno mappato gli elementi maggioritari e minoritari che si trovano nelle stesse figure dipinte e hanno confermato una temperatura di cottura probabile di 700 – 900 °C, confermando quanto già si sapeva sulle temperature di cottura per i vasi attici.

Redazione