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Una lunga battaglia legale imperniata su nomi "tumminia" e "timilia", l'antico frumento siciliano usato anche per la lavorazione del pane nero di Castelvetrano. È la controversa ipotesi che si prospetta: sullo sfondo ci sono contrapposti Veneto e Sicilia. Come scrive il "Giornale di Sicilia", tutto è nato dopo che uno studio legale di Merano che difende la "Terre e Tradizioni", società prima siciliana e poi acquistata da un imprenditore veronese, ha diffidato alcuni produttori dell'isola di grano antico dall'utilizzo della parola sui prodotti in vendita, sul grano sfuso e finanche nei documenti di trasporto.

Una vicenda paradossale, sostiene il mugnaio di Castelvetrano Filippo Drago, che si rifornisce da parecchi produttori di frumento della Sicilia e che rivende pure i prodotti realizzati con questa farina. Alcuni dei suoi clienti hanno ricevuto la lettera dallo studio legale di Merano. "Basti pensare che sia Goethe che Ugo De Cillis nel 1942 parlavano della tumminia in Sicilia. È come se pensassimo di registrare il nome Etna e vietare a chiunque di utilizzarlo", dice Drago.