Quell’essere multiforme, toro ed aquila, era Zeus. Dagli amori di Zeus con Europa nacquero tre figli: Minosse, re di Creta, Radamanto, giudice degli inferi e l’eroe Sarpedonte. Così narrano alcuni. Altri dicono che Europa fu rapita dai Cretesi.
“Le figure del mito vivono molte vite e molte morti… Ma in ciascuna di queste vite e di queste morti sono compresenti tutte le altre e risuonano. Possiamo dire di avere varcato la soglia del mito soltanto quando avvertiamo una improvvisa coerenza tra incompatibili“. (Roberto Calasso nel suo libro Le nozze di Cadmo e Armonia, proprio quando parla del mito di Europa).
I diversi racconti del rapimento di Europa sono stati considerati anche, ma non solo, come rappresentazione mitica di un movimento di civiltà e di popolazione da oriente a occidente. Forse per questo il mito è stato raffigurato su una metopa di Selinunte, la più occidentale delle colonie greche di Sicilia, fondata nel VII secolo a.C. a diretto contatto con l’area fenicio-punica, e forse anche perché raffigura gli amori di un dio greco e una principessa fenicia.
Nella metopa è rappresentato il viaggio per mare di Europa sul toro, il mare è evocato da due delfini che nuotano in basso sotto gli zoccoli del toro. Si data al 550 a.C. circa ed è una delle più antiche e ben conservate rappresentazioni su pietra del mito di Europa. Faceva parte del fregio dorico che decorava uno dei templi arcaici di Selinunte. Il rilievo si è conservato così bene perché la metopa era stata riutilizzata, a faccia in giù, nella pavimentazione di una torre, sicché la parte scolpita è rimasta protetta, a contatto col terreno.
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