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Il sindaco Cosentino: “Una sfida vinta: non più solo sagra, ma festa pre-vendemmia integrata da convegni scientifici, degustazioni in calice, cene gourmet e confronto costruttivo con professionisti del vino e stampa di settore. Adesso un sistema di territorio intorno alla wine economy dell’Etna”.

 

 

MILO (Ct), 11 settembre 2018 – Cinquantamila visitatori, decine di ospiti dalle regioni con storici consorzi di produzione (come Piemonte, Trentino, Veneto, Toscana, Lazio e Umbria), 1800 bottiglie stappate, migliaia di calici per le degustazioni didattiche e per quelle in piazza, sempre sotto la guida di sommelier esperti, nei due weekend di festa con il grande pubblico.

Benedetta da favorevoli condizioni meteo, Milo archivia con la partecipe soddisfazione degli organizzatori la 38esima edizione di ViniMilo, la tradizionale festa pre-vendemmia organizzata dal Comune – in collaborazione con partner privati (aziende vinicole, ristoranti e agriturismi) – che da quasi quattro decenni riunisce a fine estate sull’Etna grandi e piccoli produttori di Etna Doc, winelovers italiani e stranieri, giornalisti enogastronomici e sommelier, curiosi e appassionati della cultura del vino, settore in piena espansione per il quale l’Etna e i suoi terreni vulcanici rappresentano un irrinunciabile appeal.

 

“Una sfida vinta su tutti i fronti”, esulta il sindaco di Milo, Alfio Cosentino, che trattiene a stento il giustificato entusiasmo per i consensi raccolti in quindici giorni di manifestazione, sostenuta anche quest’anno dall’Assessorato Regionale al Turismo che rileva dati positivi di presenze dai circuiti dell’enoturismo. “Consensi che arrivano in primis dai produttori di Milo, alcuni dei quali nostri partner come Villagrande, Benanti, I Vigneri e Tenute di Nuna insieme all’Osteria 4 Archi e all’agriturismo Case del Merlo: grandi e piccole realtà in crescita che hanno scommesso capitali privati per recuperare antichi vigneti dell’Etna o reimpiantare cultivar indigene su terrazzamenti abbandonati. Con il duplice risultato di valorizzare e tutelare il paesaggio creando occupazione e dunque benessere esteso alla comunità. Consensi, dicevo, anche da enologi e giornalisti esperti di enoturismo che in questi giorni hanno animato la dialettica sulla produzione vinicola dell’Etna. Un confronto rigoroso e utilissimo, che ho voluto condividere con altri sindaci “vicini di casa”, come i colleghi di Linguaglossa, Castiglione, Piedimonte Etneo, Nicolosi e Pedara presenti ad alcuni dibattitti e con i quali abbiamo in comune la produzione dell’Etna Doc bianco, rosso, rosato e bianco superiore, esclusiva di Milo.Non è stato semplice trasformare in evento sulla wine economy (con tavole rotonde, degustazioni, cene gourmet, press tour in vigna) una manifestazione nata 38 anni fa come una sagra e limitata a una sia pur vivace e aggregante festa di piazza per due weekend. Abbiamo voluto cambiare il concept della ViniMilo: a cominciare dall’accantonare i bicchieri di plastica per una scelta più coerente sotto il profilo del rispetto dell’ambiente con degustazioni in calici di vetro; e poi proporre vino imbottigliato (oltre centro etichette) invece di quello sfuso e quindi puntare sulla qualità della mescita piuttosto che sulla quantità; accompagnare i visitatori a degustazioni guidate, con sommelier esperti (Fisar, Ais, Onav e Fis) a spiegare cosa c’è dietro ogni singola bottiglia: quanto di umano c’è – e per fortuna – dietro il lavoro di chi coltiva la terra, produce e vende vino. Ma l’intuito ci ha suggerito che il momento, per l’Etna, era favorevole, essendo cambiato in questi decenni il “popolo del vino”: in queste sere abbiamo visto tanti giovani, italiani e stranieri, accostarsi con curiosità e ammirazione – aggiungerei anche con “moderazione” – alle degustazioni nella nostra enoteca in piazza affidata all’associazione Strada del Vino dell’Etna. Nell’Isola del Gusto, a Milo, gustando cibi di qualità e presìdi Slow Food da tutta la Sicilia, visitando stand di artigiani o esplorando i boschi con le guide del CAI, sono stati due weekend sereni allietati anche dalla musica live in piazza. Per questo sento il bisogno di ringraziare tutti coloro che, a vario titolo, hanno partecipato: la Giunta, il Consiglio Comunale, il Comitato ViniMilo. In particolar modo ringrazio le Forze dell’ordine, che hanno garantito la sicurezza dei visitatori, e i volontari delle ambulanze insieme a tutti i giovani del servizio civile di Milo: è stata una esperienza felice che riproporremo il prossimo anno con ancora più spunti e contenuti per partecipare allo sviluppo socioeconomico di Milo e dei comuni dell’Etna anche con il progetto di Cooperativa di Comunità, un modello di cooperazione, oggetto di una tavola rotonda dedicata con esperti dal Trentino, che metterà a sistema tutte le imprese generate dal circuito virtuoso del vino”.

 

Fra gli appuntamenti del secondo fine settimana c’era il focus sui vini vulcanici con produttori di sei regioni di origine vulcanica riuniti da dieci anni nell’associazione “Volcanic Wines” e giornalisti della stampa nazionale ed estera di settore che, grazie alla collaborazione dei sindaci di Castiglione di Sicilia, Antonio Camarda, e Linguaglossa (Salvatore Puglisi) e alla società Etna Mobility di Piano Provenzana, hanno compiuto una memorabile escursione a bordo dei fuoristrada fino a quota 2900 per ammirare da vicino i crateri sommitali dell’Etna. In serata la presentazione della terza ristampa della Guida dei Vini dell’Etna (edizioni Cronache di Gusto).

 

Domenica mattina, infine, convegno conclusivo sui 50 anni dell’Etna Doc, istituito nell’agosto del 1968: 150 aziende nel giro di dieci anni (erano 25) e circa 2000 addetti, escluso l’indotto nella ricettività, ristorazione e servizi. Invitati dal sindaco di Milo, si sono confrontati il neo presidente del Consorzio Doc Etna, Antonio Benanti, gli ex presidenti, Giuseppe Mannino e Michele Scammacca (produttori a Viagrande e Santa Venerina), il prof. Antonino Zappalà (già docente di Enologia e Viticoltura), Salvo Foti, enologo e produttore (I Vigneri, di Milo), il cav. Giuseppe Benanti (fondatore dell’omonima casa vinicola) e Graziano Scardino (Direttore CIA Sicilia Orientale) che ha confermato come “in Sicilia, i finanziamenti per gli OCM su riconversione e ristrutturazione dei vigneti sono quelli spesi meglio”. Tre ore di confronto serrato e continuo al quale hanno preso parte, con propri contributi di idee, anche i giornalisti di settore e che ha consolidato una nuova consapevolezza fra i produttori di “Etna Doc”: il suolo dell’Etna è eccellente, le tecniche colturali ormai si conoscono bene (la vite ad alberello è meno impattante sull’ambiente di quella a spalliera), ma la vera differenza fra un vino e l’altro la fa sempre l’Uomo, che non potrà mai delegare a una macchina le scelte di vinificazione. Il commiato fra i partecipanti, e l’arrivederci alla ViniMilo 2019, è un “memento” fra galantuomini e un tacito patto di lealtà reciproca fra viticoltori del Terzo Millennio, di fatto “custodi dell’Etna”: il vino buono si fa con l’uva, guai dunque a commettere errori o frodi perché se cade uno di noi, cade tutto il sistema Etna.