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“Fate il loro gioco e manco vi divertite. Parlo con cognizione di causa: per comprendere bene il mondo dell’azzardo ho giocato più volte pure io. Ho osservato a lungo parecchi giocatori. Essi si scaldavano, inveivano, ridevano, sbattevano i pugni sul tavolo, gesticolavano, urlavano e si contorcevano, facevano strane smorfie dovute all’ansia. Ma mi è sempre sembrato che il divertimento fosse un’altra cosa, stesse altrove. Fate il loro gioco ogni volta che rincorrete il profitto. Lo sanno bene, d’altra parte, le società che gestiscono le concessioni fornite dai Monopoli di Stato. Le loro campagne di comunicazione virali (web, editoria, tv, radio) non si incentrano mai sugli aspetti positivi del gioco come la socializzazione, una sana competizione, l’allenamento costante della logica, diffusione di stima ed autostima. Puntano esclusivamente sui soldi, promettendo guadagni facili e sicuri. E’ lì che bisogna spezzare la catena. […]”

  “Fate il loro gioco – La Sicilia dell’azzardo”  è il titolo del libro del giornalista siciliano di MeridioNews Andrea Turco, e il brano sopra riportato è uno stralcio della parte conclusiva. Pubblicato nell’ottobre del 2014, il libro è stato presentato in parecchie città siciliane. Anche il Comune di Campobello di Licata ha voluto patrocinare la presentazione nella “Sala Virgilio” del “Centro Polivalente” ieri sera venerdì 21 ottobre. Presenti l’Autore, il Sindaco Giovanni Picone, l’Assessore alla Cultura Prof. Sergio Intorre, la Dirigente Psicologa SERT di Canicattì Maria Francesca Randazzo, il Direttore della Comunità Terapeutica “Terra Promessa” di Caltanissetta Francesco Alongi, e la Prof.ssa Carmela Burgio in veste di moderatrice. Dopo gli interventi del Sindaco, dell’Assessore e della Prof.ssa Burgio, l’attrice Lella Falzone ha letto il brano sopra riportato.

  Il giovane Autore nel suo intervento ha poi elencato con cifre ed esempi le dimensioni sempre più in preoccupante crescita del gioco d’azzardo, legale e illegale. Solo in Sicilia il volume d’affari si aggira sui cinque miliardi all’anno e in tutta Italia intorno ai novanta miliardi, secondo rilevazioni del 2014. Cifre probabilmente aumentate, considerata la proliferazione delle slot nei bar e delle molteplici offerte di gioco e di scommesse nelle tabaccherie e anche online, comodamente da casa. Bar e tabaccherie che non sono più solo il luogo dove un tempo si prendeva un caffè con gli amici o si acquistavano sigarette, bensì posti dove tentare pure l’azzardo, sfidare la sorte, accattivarsi la dea bendata che però, come una bella e fatale donna, si lascia attendere troppo e lesina a pochissimi fortunati i suoi favori. I bar sono divenuti posti dove in salette appartate e dall’atmosfera ben studiata, come osservava il Sindaco, i ludopatici o gli azzardopatici  consumano in solitudine le proprie notti e le loro risorse economiche, spesse volte scarse. L’Assessore Intorre, intervenendo al dibattito che via via si è fatto sempre più partecipato e appassionato, imputava appunto alla crisi economica la crescita esponenziale del gioco d’azzardo.

  Per soddisfare così la domanda di azzardo delle persone, l’industria offre pure le competizioni virtuali su cui scommettere, i “Virtual Game” appunto, oltre alla possibilità di scommettere praticamente H24 su qualsiasi cosa, come evidenziava l’Autore. Sembrerebbe l’inflessibile legge del mercato, in cui a voler stabilire cause ed effetti, di primo acchito è come entrare nel rompicapo sulla primaria nascita della gallina o dell’uovo. Analizzando però più a fondo il problema, pare che lo Stato e tutti i gestori del gioco d’azzardo, legali e illegali, assecondino parecchio, se non addirittura stimolino ad arte, il desiderio di vincite che “sistemano” per tutta la vita, in un mondo divenuto tanto precario. L’Autore fa osservare quanto sia terribile il messaggio lanciato dallo Stato quando, ad esempio, promette vincite di rendite permanenti o di sorta di mutui per la casa. In tal modo lo Stato abdica al proprio ruolo di garante del benessere sociale, trasferendolo al gioco d’azzardo e facendoci pure cassa. A una domanda dal pubblico su come contenere questo pericoloso fenomeno, l’Autore, pur precisando che il compito del giornalista è rilevare problemi e non fornire soluzioni, comunque ribadisce come priorità un drastico ridimensionamento dell’offerta. Priorità seguita dalla discussione e dalla conoscenza generalizzata del problema, ha precisato l’Autore nel rispondere a un’altra domanda più provocatoria: “E dopo?”. Nella quale credo fosse implicitamente contenuta l’aspirazione ad un cambiamento culturale e sociale a tutti i livelli, e probabilmente anche quello del modello economico attualmente imperante, che crea parecchie ingiustizie sociali e disagi che vanno a sfociare anche nell’azzardopatia o in altri disturbi compulsivi. Strada senza dubbio da percorrere imprescindibilmente, ma a mio avviso parecchio lunga e impervia considerata la storia sociale umana, costituita da rivoluzioni e restaurazioni continue.

  La Dott.ssa Randazzo, Dirigente SERT di Canicattì, ha sottolineato la relativa novità delle dipendenze patologiche da gioco, in continuo aumento, per gli operatori sanitari, e l’involontario imbarazzante ruolo che sono costretti a rivestire questi ultimi: operatori del SSN di uno Stato che monopolizza il gioco d’azzardo di cui devono curarne le conseguenze. Personalmente direi un bel paradosso! Impossibile da conciliare in uno Stato etico, ma a quanto pare ammissibile in uno Stato ipocrita e pure immorale se gli introiti della degenerazione dei suoi cittadini, magari obbligati per non riversarsi su tasche criminali (come preventivamente avviene col monopolio dei tabacchi e dell’alcool, anche se non ancora col mercato proibizionista delle droghe), non vengono reinvestiti nella creazione delle basi etiche, valoriali e culturali di un equo e duraturo benessere sociale.

  Il Direttore della Comunità Terapeutica “Terra Promessa” di Caltanissetta Francesco Alongi, ha sottolineato le difficoltà di inserimento in Comunità dei soggetti affetti da Disturbo da Gioco d’Azzardo, quando ancora questa voce non era contemplata nelle passate edizioni del DSM, per cui costoro dovevano essere genericamente classificati come soggetti affetti da dipendenza patologica, senza potere specificare l’effettiva dipendenza da gioco. Entrambi gli operatori sanitari hanno evidenziato che il gioco in generale, quando è sano, è fondamentale nella crescita dell’età evolutiva, ed è pure un importante fattore socializzante, quale il gioco delle carte ad esempio, che oltretutto affina le abilità mentali, logiche e mnemoniche dell’individuo.

  In definitiva, affinché lo Stato possa ripristinare e preservare la positiva valenza del gioco, esso deve evitare di vestire i panni del Croupier e indossare quelli del buon padre di famiglia: esempio e dispensatore di buoni valori. Il vizio del gioco ovviamente non nasce ora, e ha rovinato anche in passato parecchie famiglie. Ad  essere preoccupante è la dimensione abnorme che oggi ha raggiunto il fenomeno, facilitato dai progressi del web e quindi in costante evoluzione. Fenomeno che purtroppo sta sfuggendo a qualsiasi controllo. Come diceva l’Autore, ogni anno si rimpiange la situazione relativamente migliore del precedente. Un ragazzo diciottenne stenta oggi a credere che al momento della sua nascita le estrazioni del Lotto erano settimanali, che c’era il semplice Totocalcio la domenica e la Lotteria di fine anno.

 

Angelo Lo Verme